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MANTOVA

MANTOVA
La “perla” del Mincio con i suoi 48.000 abitanti, è il capoluogo dell’omonima provincia. Confina con i territori comunali di San Giorgio, Bagnolo San Vito, Porto mantovano, Curtatone, Borgo Virgilio e Roncoferraro: la cosiddetta “Grande Mantova”. Chi arriva a Mantova resta colpito dal suo affascinante “skyline”, una vista che toglie il fiato quando la si ammira dal ponte di San Giorgio che collega la città alle sponde dei due laghi. Le sue piazze, i vicoli, i ciottoli invitano il visitatore ad ammirare con lentezze una città dichiarata dall’Unesco “Patrimonio mondiale dell’Umanità”. Già capitale italiana della cultura (2016), nel 2017 Mantova si fregia del titolo di “capitale europea della gastronomia”.

 BASILICA DI SANT’ANDREA
La chiesa, su progetto di Leon Battista Alberti venne costruita da Luca Fancelli, architetto principe del ‘400 mantovano, nel 1494. La cupola (1733-1765), alta 80 metri, è di Filippo Juvarra. Nel ricchissimo arredo pittorico, le firme di Andrea Mantegna, del suo allievo Antonio Allegri detto il Correggio, di Giulio Romano e dei suoi allievi, di Domenico Fetti, Francesco Borgani, Giorgio Anselmi, Rinaldo Mantovano, Felice Campi e Andreasino. Nella cripta, disegnata alla fine del ‘500 da Anton Maria Viani, un’arca contenente la preziose ampolle, i Sacri Vasi, contenenti il Sangue di Cristo, raccolto con la terra del Golgota dal legionario Longino. Ogni anno in occasione del Venerdi Santo, le ampolle vengono esposte e portate in processione per le vie del centro storico.

BASILICA DI SANTA BARBARA
La chiesa, voluta da Guglielmo Gonzaga, risale al 1572. Il vestibolo a tre arcate è inserito in una facciata di gusto manieristico; l’architettura interna, pregna di citazioni culturali, è tutta permeata dalla luce che scende dalle due lanterne a padiglione emergenti dalla copertura della navata. Sopraelevato è il presbiterio con abside contro cui poggia parte degli stalli del coro provenienti dalla demolita chiesa di San Domenico (l’altra parte del coro è a Bondeno di Gonzaga). Da una scala a chiocciola si accede sotto il presbiterio alla cripta, di impianto architettonico singolare, per l’aula a tre navate che si conclude nel santuario di forma ellittica. Di rilievo la pala del presbiterio raffigurante il Martirio di Santa Barbara, di Domenico Brusasorci (1564), le ante dell’organo attribuite a Fermo Ghisoni che, aperte, svolgono il tema dell’Annunciazione con attento senso realistico, mentre, chiuse, propongono le monumentali figura di Santa Barbara e di San Pietro (1566), le due grandi tele di Lorenzo Costa il Giovane, che illustrano il Battesimo di Costantino ed il Martirio di Sant’Adriano. A sinistra dell’ingresso, al primo altare, è di Teodoro Ghisi la tela del Battesimo di Cristo e, sempre a sinistra, vicino al presbiterio, è la Lavanda dei Piedi di Ippolito Andreasi, detto l’Andreasino. A destra dell’ingresso, sul primo altare è la tela di Luigi Costa, La Consegna delle Chiavi, mentre, sempre a destra e vicino al presbiterio, è la pala d’altare con Santa Margherita d’Antiochia, di Giovanbattista Giacarelli (1572).  

CASA ANDREASI
Dimora della nobile famiglia Andreasi, rimasta pressoché intatta come luogo delle memorie di Osanna (1449-1505), laica domenicana, compatrona di Mantova, consigliera dei Gonzaga, beatificata nel 1515. La Casa costituisce un esempio di dimora signorile quattrocentesca in gran parte affrescata e arredata, con soffitti dell’epoca. Il giardino è stato recentemente riportato alle forme “dell’hortus conclusus”.

CASA DEL MANTEGNA
Singolare esempio di architettura civile del Rinascimento. Progettata su un disegno geometrico perfetto, il cortile cilindrico è racchiuso in un corpo quadrato. E’ divenuta un attivo centro d’arte, con mostre temporanee accompagnate da attività di documentazione e ricerca, nelle otto stanze al piano terra e nel piano nobile, dove ci si propone di raccogliere e conservare elementi e documenti sull’evoluzione dell’arte mantovana.


CATTEDRALE
La Cattedrale, chiamata abitualmente Duomo, custodisce il corpo incorrotto del patrono S.Anselmo all’interno dell’altare maggiore e l’elegante sacello quattrocentesco dove si venera l’immagine di Maria Incoronata. In origine presentava una facciata gotica richiamata all’esterno dalla facciata destra, unica sopravvissuta dell’architettura originale dell’età medievale, realizzata dai fratelli Dalle Masegne. Nel 1755 fu costruita la facciata attuale in stile barocco realizzata da Nicolò Baschiera. L’interno fu ristrutturato nel 1545 su progetto di Giulio Romano che si è ispirato all’austera Basilica di San Pietro a Roma.
 
CASTELLO DI SAN GIORGIO
Realizzato per volontà di Francesco I, il castello fu eretto da Bartolino da Novara e costruito tra il 1390 e il 1406. E’ una vera e propria fortezza che protegge la città nella zona di confluenza tra il Lago di Mezzo e quello Inferiore. Caratteristica la parte esterna che presenta quattro grandi torri ed un fossato profondo. Il castello è fruibile all’interno del percorso di visita di Palazzo Ducale, con accesso da piazza Sordello, e ospita la famosa “Camera Picta” nota come Camera degli Sposi, decorata dal Mantegna tra il 1465 e il 1474 per volere del marchese Ludovico II.  
MUSEO DIOCESANO
Negli ampi spazi di un edificio storico, il chiostro medievale dell’allora monastero di Sant’Agnese, il museo dispone numerosissime opere, disparate per genere (sculture, dipinti, arazzi, oreficeria, smalti, ceramiche e altro), età (gli ultimi venti secoli vi sono tutti rappresentati) e provenienza (da Bisanzio al mondo islamico, da Vienna a Parigi), qui depositate dalle parrocchie della diocesi o frutto di opere spesso eccezionali sul piano della storia e dell’arte, che conferiscono al museo una rilevanza internazionale. Tra queste il celebre Messale miniato, detto di Barbara di Brandeburgo oltre a opere di Mantegna, Correggio, Cellini, Fetti, Borgani, Annigoni, Lanfranco, con la più cospicua raccolta di tele di Bazzani.

MUSEO NUVOLARI
Il Museo “Tazio Nuvolari” è dedicato alla memoria dell’indimenticabile campione che Ferdinand Porsche definì “il più grande pilota del passato, del presente e dell’avvenire”.
La preziosa struttura museale ha sede nella ex chiesa del Carmelino, posta lungo il “Percorso del Principe”, che collega Palazzo Ducale a Palazzo Te e raccoglie i trofei, le targhe e le coppe vinte dal “Mantovano volante” nonché una ricca collezione di medaglie d’oro, testimonianze di una carriera sportiva e di una vita divenute leggenda. Di grande impatto sono gli effetti personali del campione: caschetti, guanti, occhiali, tute e l’inseparabile maglia gialla. In evidenza anche manifesti, lettere autografe, attestati, onorificenze, documenti.  Originali filmati d’epoca proiettati su grande schermo e un’esposizione di preziosi modelli in scala permettono di rivivere l’emozione delle gare motoristiche della prima metà del Novecento.

PALAZZO DELLA RAGIONE
Edificato intorno al XI-XII secolo per assolvere alle funzioni civili pubbliche e destinato ad accogliere le assemblee e le adunanze cittadine o, in caso di cattivo tempo, il mercato che si teneva nella piazza sottostante, fu più volte oggetto di modifiche, fin dalla metà del tredicesimo secolo. Nel XV secolo vennero eretti i portici e nel 1472 fu innalzata la Torre dell’Orologio, realizzata su disegno di Luca Fancelli. L’anno dopo la Torre fu arricchita da un pubblico orologio ideato dal matematico ed astrologo Bartolomeo Manfredi.

PALAZZO DEL PODESTA’
Chiude la piazza delle Erbe in uno dei suoi lati più brevi affacciandosi su di questa con la parte posteriore, mentre la facciata principale si colloca sulla attigua piazza Broletto. Costruito nel 1227, il palazzo fu sede per molti anni del governo comunale di Mantova. L’edificio, che per volere del duca Ludovico Gonzaga fu trasformato nel ‘400 da Luca Fancelli, porta ancora i segni di due momenti creativi ben distinguibili: un primo più semplice e rozzo, ed un secondo di ispirazione umanistico - rinascimentale di area toscana. Sul lato che si affaccia su piazza Broletto vi è in una nicchia la statua raffigurante Virgilio in cattedra (sec. XIII). All’angolo, le due trifore e la loggia sopra il voltone sono ciò che resta dell’Arengario.

PALAZZO DUCALE
Il Palazzo Ducale di Mantova è uno dei più vasti e articolati complessi architettonici italiani, in cui dagli inizi del XX secolo ha sede un museo statale. Residenza della famiglia Gonzaga, che dimora continuativamente al suo interno tra il 1328 e il 1707, il Palazzo si sviluppa, nel corso dei quattro secoli di dominio gonzaghesco su Mantova. Il Palazzo conserva eccezionali testimonianze pittoriche dal salone affrescato da Pisanello (1432-1438) con episodi tratti dalle storie di Re Artù, alla “Camera Picta” realizzata da Andrea Mantegna (1465-1474) in una stanza del Castello di San Giorgio, agli affreschi di Giulio Romano nell’Appartamento di Troia; da segnalare inoltre la Galleria della Mostra, che ospitò in origine diversi dipinti della ricchissima collezione andata poi dispersa, l’appartamento del duca Vincenzo dove furono sistemati alcuni soffitti lignei di gran pregio provenienti dal Palazzo di San Sebastiano, le sale rinnovate negli apparati decorativi durante il secolo XVIII (Galleria degli Specchi, Sala dei Fiumi, Stanze degli Arazzi, in cui furono riutilizzati i nove arazzi tessuti nelle Fiandre nel secolo XVI su disegno di Raffaello). Lungo il percorso museale, che si snoda attraverso il piano nobile del grandioso complesso architettonico, sono inoltre esposti dipinti di grande importanza (tele di Rubens, Fetti, Viani, Bazzani e di altri maestri mantovani), una vasta serie di sculture romane in parte provenienti da Sabbioneta, nonché numerosi affreschi staccati e manufatti in pietra e in terracotta provenienti da edifici demoliti della città.

PALAZZO SAN SEBASTIANO
Al suo interno uno straordinario gruppo di opere appartenenti alle Collezioni Civiche che raccontano la Mantova tra Umanesimo e Rinascimento: statue, busti e rilievi antichi e rinascimentali, dipinti, affreschi staccati, copie seicentesche dei Trionfi mantegneschi, stemmi nobiliari, raffinati reperti architettonici provenienti dai monumenti della città e dei suoi dintorni. Il Palazzo offre la possibilità di godere della splendida Loggia dei Marmi e di stupendi cicli di affreschi del Quattro, Cinque e Seicento.

PALAZZO TE
Palazzo Te è il capolavoro mantovano di Giulio Romano, costruito e decorato tra il 1525 e il 1535 come luogo destinato “all’onesto ozio” del committente, Federico II Gonzaga. E’ genericamente ispirato alla villa romana antica e, per quanto abbia subito restauri nei secoli, si presenta come uno dei complessi rinascimentali più pregevoli e meglio conservati. Dal Cortile d’Onore alla Sala dei Cavalli, dalla Camera di Psiche a quella dei Venti e delle Aquile, dalla preziosa Camera degli Stucchi alla tumultuosa Camera dei Giganti non mancano notevoli spunti di interesse artistico. All’interno ci sono importanti collezioni tra cui la donazione “Arnoldo Mondadori”, con i quadri di Federico Zandomeneghi e Armando Spadini, la collezione Mesopotamica “Ugo Sissa”, tra le pochissime in Italia, con circa 250 opere relative alle antiche civiltà sviluppatesi tra il Tigri e l’Eufrate, la sezione Gonzaghesca che espone i pesi e le misure in bronzo dell’antico Stato dei Gonzaga, nonché coni, punzoni, medaglie e monete di Mantova e dei principati minori e la raccolta Egizia acquisita dal mantovano Giuseppe Acerbi, console in Egitto agli inizi dell’Ottocento, comprende sculture in marmo, bronzo e legno, oltre a numerosi oggetti legati ai riti funerari e al culto delle divinità.

PIAZZA BROLETTO
Creata verso il 1190, quando la città fu ampliata al di là del primitivo nucleo storico, Piazza Broletto è attorniata prevalentemente da edifici del periodo comunale: il Palazzo del Podestà, con la Torre Comunale, L’arco dell’Arengario, il Palazzo del Massaro.
PIAZZA DELLE ERBE
Da sempre luogo di scambi commerciali, si apre a sud con la Casa di Giovan Boniforte da Concorezzo (o Casa del Mercante) del 1455, continua con la romanica Rotonda di San Lorenzo, la Torre dell’Orologio, il Palazzo della Ragione e si chiude con Palazzo Broletto (o del Podestà) edificato nel XII secolo che la separa e dà il nome all’adiacente piazza.

ROTONDA DI SAN LORENZO
La chiesa fu costruita su volere di Matilde di Canossa e costituisce un raro esempio di architettura romanica padana a pianta circolare, con deambulatorio e matroneo adorni di affreschi coevi. Anche se l’edificio è databile alla fine dell’XI secolo, non è sicuro l’intervento di Matilde nella sua costruzione, cui farebbe pensare la data 1083, graffita nel quattrocento all’interno dell’edificio, sul paramento murario perimetrale.

SINAGOGA
L’attuale Tempio di via Govi è la trasposizione precisa e completa, realizzata agli inizi del Novecento, dell’antica e privata Sinagoga Norsa - Torrazzo, già esistente nel 1480 all’interno del Ghetto. La Sinagoga di oggi, dichiarata monumento nazionale, è l’unica rimasta delle sei che originariamente costituivano e vivacizzavano la vita religiosa e cultura ebraica della città. Entrando nella sala rettangolare, ad oriente si trova l’Arca Santa che custodisce i Rotoli della Legge e di fronte, sulla destra, spicca il pulpito. Di particolare fattura ed originalità l’ampio complesso, interamente in ferro battuto, costituito da una cornice rettangolare che sostiene lampadari cifrati con il nome della Famiglia. L’ultimo piano è interamente dedicato agli Archivi oltre a spartiti di musiche sacre ottocentesche, registri di Stato Civile e Sentenze del Tribunale Ebraico.

TEATRO BIBIENA
Costruito tra il 1767 e il 1769, il teatro fu progettato dal parmense Antonio Galli Bibiena su commissione del rettore dell’Accademia dei Timidi, conte Carlo Ottavio di Colloredo, con la finalità di ospitare principalmente adunanze scientifiche, ma aperto anche a recite e concerti.
Presenta una pianta a forma di campana ed è disposto su più ordini di palchetti lignei, secondo il genere di struttura inventato nel Seicento. La classica facciata fu realizzata da Giuseppe Piermarini da cui trae il nome il salone posto al primo piano del teatro. Il 16 gennaio 1770 Wolfgang Amadeus Mozart, appena quattordicenne, giunto a Mantova durante la sua prima tournée italiana, consacrava l’incipiente vita del teatro “scientifico” tenendovi, insieme al padre Leopold, un memorabile concerto.

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