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ROVERBELLA

ROVERBELLA
Conta più di 8.500 abitanti distribuiti nelle cinque località, i “cinque campanili” del capoluogo, di Malavicina, di Castiglione, di Castelletto e di Roverbella si affaccia sulle tranquille acque del canale Molinella ai confini con i comuni di Marmirolo, Castelbelforte, San Giorgio, Porto Mantovano, Trevenzuolo (VR), Nogarole Rocca (VR), Mozzecane (VR), Valeggio sul Mincio (VR).

CASTELLO DI CASTIGLIONE
Il primo castello fu, secondo una leggenda, quello del generale romano Stilicone, eretto per difendersi dai barbari Visigoti. Sui suoi resti sarebbe poi stato innalzato, nel 1228, l’attuale castello medievale, il più regolare castello-recinto del mantovano. La sua pianta, prossima al quadrato, è circondata da cortine in origine merlate realizzate con ciottoli di fiume. Protetto da un alto terrapieno, il castello è lambito su due lati dal canale Molinella. Ai quattro angoli del recinto, a metà delle cortine dei lati est ed ovest e sul fronte sud si trovano i resti di sette basse torri scudate. Quelle d’angolo presentano una rotazione di quarantacinque gradi, così da garantire una più efficace difesa. I fronti principali della fortezza, rivolti a nord e a sud, sono protetti da due alte torri interamente realizzate in mattoni. Queste hanno una pianta quadrangolare, sono coperte da una volta a crociera e sono fiancheggiate da una porta d’ingresso ogivale, in origine preceduta da un rivellino a camera con ponti levatoi. Il castello, posto sulla linea di confine tra mantovano e veronese, ebbe una grande importanza strategica, confermata dai continui interventi di adeguamento in esso operati dai Gonzaga, che ne rinforzarono a più riprese la funzione difensiva.
CHIESA DI SAN MARTINO
La chiesa di Canedole, dedicata a San Martino vescovo, è costruita nel ‘300 con un impianto architettonico di tipo romanico. Ampliata nel corso dei secoli con l’aggiunta delle cappelle laterali del presbiterio e dell’abside, presenta esternamente parte degli originali archetti pensili con lesene lisce e alcuni frammenti d’intonaco trattato a finto mattone. La facciata della chiesa, con due finestre ad arco ottocentesche, è scandita da quattro lesene con capitello fuso nell’architrave; ha un frontone triangolare con al centro la statua della Vergine e ai lati due pinnacoli. L’interno è segnato da lesene alternate ad archi a tutto sesto, in parte ciechi e in parte aperti sulle cappelle laterali. La cappella della Madonna (XVII secolo) presenta attorno alla nicchia centrale i quindici misteri del rosario. Al centro della volta si trova l’affresco della Trinità assisa in cielo tra angeli festanti. La trecentesca torre campanaria, in origine una vera torre di difesa, è stata sopraelevata con la costruzione della cella e l’aggiunta di merli ghibellini nel XVIII secolo. E’ nota anche come “Torre di Romeo” perché la leggenda vuole che in essa si rifugiasse Romeo Montecchi, il protagonista del dramma shakespeariano, in fuga da Verona verso Mantova.

CHIESA DI SAN FRANCESCO
La chiesa è dedicata a San Francesco ed è l’unica in tutto il territorio mantovano ad avere pianta esagonale. E’ sorta, grazie al contributo di tutti i parrocchiani, nel 1713 al posto di un antico oratorio preesistente dal 1611 e nel 1721 è diventata parrocchiale, rendendosi indipendente da quella di Castiglione Mantovano. L’edificio, come si mostra attualmente, è stato ultimato a fine Ottocento. All’interno, il bellissimo altare Maggiore proviene dall’ex chiesa gesuitica di San Luigi di Mantova. Il soffitto è ornato da un interessante ciclo di affreschi, opera del pittore roverbellese Enos Passerini.

CHIESA PARROCCHIALE
La chiesa di Roverbella è intitolata all’Annunciazione della Beata Vergine Maria e a San Gregorio Magno, patrono della parrocchia, ed è stata edificata al posto di un precedente tempio. La prima pietra dell’attuale tempio è posata il 13 giugno 1758.  
La chiesa, con pianta longitudinale ad un’unica navata, è di stile tardobarocco e presenta all’interno un apparato decorativo a stucchi di gusto rococò. La facciata, con un forte accento verticale, presenta un doppio ordine architettonico sovrapposto con trabeazione e frontone spezzati. La pala dell’altare, con l’Annunciazione, è attribuita a Lorenzo Costa il Vecchio. Al centro si trova una tela di Giovanni Ghirardini del XVIII secolo con la Sacra Famiglia, Sant’Anna e San Gioacchino. Il tabernacolo in legno dorato è del XVI secolo. La cappella successiva di San Gregorio Magno ha al centro un dipinto di Pietro Soresini dell’inizio del XIX secolo. La cappella del Sacro Cuore di Gesù presenta un’ancona cinquecentesca acquistata nel 1912 dalla chiesa di San Fermo Martire di Verona.  Gli affreschi sulle pareti sono realizzati da Giovanni Ghirardini. L’organo è realizzato nel primo ‘800 da Ferdinando Montesanti. Nella sagrestia al centro della volta c’è il sacrificio di Melchisedech con ai lati i quattro dottori della chiesa.  
CORTE GRANDE
La Corte Grande di Canedole nell’attuale assetto è il risultato degli interventi di ampliamento che si susseguono durante l’Ottocento. I baroni Franchetti sono proprietari della tenuta dal 1876 al 1938. Sulla cimasa posta alla sommità del prospetto del fabbricato adibito a stalla e posto in fregio all’ingresso, spicca lo stemma della famiglia Franchetti composto da uno scudo tra due cornucopie traboccanti di frutti al cui centro si trova una goticheggiante lettera F e attorno uno svolazzante cartiglio con il motto “Honor Labor”. All’interno degli spazi di pertinenza della corte, sino al 1938, si trovava il mausoleo dei Franchetti con le tombe di famiglia.

CORTE SANTA LUCIA
Corte Santa Lucia sorge di fronte alla chiesetta omonima, dalla quale è separata dalla strada e dalla quale ha preso il nome. E’ un edificio dalle caratteristiche settecentesche, ma che sono state riproposte dall’architetto Vergani nell’Ottocento col chiaro intento di recuperare elementi della tradizione locale riformulati in modo personale. Sotto la patina classicheggiante, la costruzione si presenta con un lungo fronte rialzato nel cui basamento sono ricavati gli ambienti di servizio. Due tratti di scale a tenaglia conducono all’ingresso principale, al centro della facciata, tripartita con l’articolazione delle due parti terminali. Sopra la parte centrale, spicca un piano con finestrelle cieche. Dentro, un salone a doppia altezza è preceduto da due atrii.

VILLA GOBIO
Villa Gobio, edificata probabilmente nel Rinascimento come sembrano attestare alcuni soffitti e travature, si mostra ora nel suo rifacimento di metà Settecento. Lo confermano, all’esterno, la cornice che corona il palazzo; le aperture dai tagli svariati e mistilinei; gli stucchi di gusto rococò che sulla facciata del fabbricato si stendono intorno alle aperture e salgono fino ad abbracciare le finestrelle del granaio. L’edificio, al contempo sobrio ed elegante, è un classico esempio di quelle decorose abitazioni campestri che i ricchi proprietari terrieri mantovani costruivano sulle loro terre per alloggiarvi al tempo dei raccolti così da seguire meglio i lavori.  Una lapide con iscrizione in latino magniloquente ricorda che nel 1713 venne dato dall’allora proprietario Valentino Fanegota un sontuoso ricevimento in onore dell’imperatrice Elisabetta Cristina, moglie di Carlo V, di passaggio da Roverbella dopo essere stata a Mantova. Nel 1796 a Villa Gobio stabilirono il loro quartier generale gli austriaci e poco dopo vi si insediò il vincitore Napoleone all’indomani della battaglia di Borghetto.

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