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RIOLO TERME

RIOLO TERME

Nell’entroterra della Provincia di Ravenna, dove iniziano le prime fertili colline romagnole della Valle del Senio, si incontra Riolo Terme, situata a pochi chilometri dalla Via Emilia tra Imola e Faenza, a circa 50 chilometri da Bologna.

Ricchezze storiche, ambientali, enogastronomiche ma, soprattutto, nelle sue preziose acque termali, già usate in epoca romana a scopi terapeutici, sono i motivi per farle visita.

Grotta Re Tiberio E' indubbiamente la grotta più nota e "celebrata" del Parco della Vena del Gesso Romagnola soprattutto per la presenza di testimonianze archeologiche che attestano una frequentazione dell'uomo protratta per diversi millenni. I lavori di estrazione del minerale hanno notevolmente alterato questa risorgente. La grotta è raggiungibile per uno stretto, ed in alcuni punti ripido sentiero panoramico, che si inerpica sul fianco della parete gessosa, ed è collegato alla viabilità interna del cantiere minerario. Durante la salita, poco prima di giungere all'ingresso della grotta, si nota l'imbocco di una galleria di cava, tra le tante scavate negli anni 60 e 70. All'interno di Monte Tondo esiste infatti un reticolo di gallerie artificiali lungo oltre 20 chilometri.

Dall'atrio di accesso della grotta, suggestivo per la presenza di numerose nicchie artificiali, "sedili" e veri e propri abbeveratoi scavati nella roccia, la vista sulla valle e sulla sottostante stretta di Borgo Rivola è comunque splendida.

La grotta, lunga complessivamente oltre quattro chilometri, è facilmente percorribile, con abiti normali, per un tratto di una sessantina di metri fino alla Sala Gotica, più oltre può essere visitata solo con attrezzatura speleologica, (è comunque sempre necessario il permesso della ditta proprietaria della cava). I rami inferiori della grotta, sono molto impegnativi per la presenza di pozzi e strettoie e possono essere percorsi soltanto da speleologi dotati di adeguata attrezzatura.

La Rocca sforzesca La Rocca di Riolo, antica roccaforte della Valle del Senio, sorse insieme al suo borgo sul finire del XIV secolo, come presidio per opera della città di Bologna.
Nel 1388 infatti i Bolognesi, per rafforzare il proprio dominio, decisero di ampliare un “torrione” già esistente costruendo la Rocca. È una costruzione a pianta quadrangolare, un esempio interessante di fortificazione militare quattrocentesca, la quale assieme alla parte vecchia del paese è delimitata dalle mura. La Rocca fin dal 1472, sotto il dominio di Carlo II Manfredi, subì molte ristrutturazioni e rimaneggiamenti, conservando comunque una sua bellezza grandiosa e di sicuro effetto.Mantenendo nel tempo la sua funzione difensiva è un magnifico esempio di fortificazione militare che segue l’evoluzione delle tecniche offensive tardomedievali. Al primo nucleo, ancora abbastanza integro e ben visibile, furono infatti apportate modifiche e aggiunte, in particolare a seguito dell’avvento delle artiglierie da fuoco.La Rocca appartiene alla tipologia detta della "transizione", in cui si assommano caratteristiche architettoniche medievali e rinascimentali come il fossato e le caditoie per il tiro piombante, le camere di manovra con le bocche di fuoco per il tiro radente fiancheggiante. È stata Sede Municipale fino al settembre 1985. Per l’intero edificio venne elaborato, nel 1981, un progetto di ristrutturazioni e di recupero.Gli interventi hanno investito il complesso architettonico in modo radicale , interessando non solo la Rocca ma anche l’area circostante per il recupero pressoché integrale del fossato. La Rocca ospita diversi momenti della programmazione culturale e museale: il Centro Documentazione della Vena del Gesso, le mostre d’arte di importanza nazionale ed europee, programmi musicali e proiezioni cinematografiche, incontri storici - culturali - gastronomici. Il percorso museale si snoda su vari livelli. Dai sotterranei ai piani alti potrete calarvi nelle avventure dei cavalieri medievali indossando ed impugnando gli strumenti utilizzati in battaglia, scoprire il funzionamento delle macchine da guerra, ascoltare i racconti di Caterina Sforza e apprendere le tecniche costruttive utilizzate nel Medioevo. Nel Mastio la sezione archeologica ospita reperti databili dall'eta del ferro all'epoca romana. Nella sezione dedicata al paesaggio i pannelli esplicativi, i binocoli ed un visore 3D permettono un'ampia visione del territorio circostante.

Parco della Vena del Gesso Le vallate del Santerno, Senio, Sintria e Lamone che solcano gli Appennini nella parte occidentale della Romagna, sono intersecate, ad una decina di chilometri dalla linea di congiunzione con la pianura, dalla Vena del Gesso Romagnola. È una dorsale di solfato di calcio, variamente cristallizzato e stratificato in imponenti bancate, che affiora per una lunghezza di una ventina di chilometri e con una larghezza che non supera mai il chilometro, attraversando i territori dei comuni di Casalfiumanese, Borgo Tossignano e Fontanelice in provincia di Bologna e Casola Valsenio, Riolo Terme e Brisighella in provincia di Ravenna. La formazione gessosa-solfifera, per la sua imponenza e composizione, per la straordinaria varietà della sua morfologia e la tipicità della flora e della fauna, ha inciso nella costruzione del paesaggio che si stende tutt’attorno, influenzando favorevolmente il microclima delle quattro vallate, lasciando anche il segno nella storia e nella vita degli uomini. È una ricchezza naturale e storica che sorprende ed affascina l’escursionista che a piedi percorre i sentieri del Parco. Cominciando da quelli che intersecano i contrafforti da dove si può cogliere il verde e l’ombrosità del versante nord o la luminosa aridità delle banticate del versante sud che, riflettendo il chiarore lunare, erano dette “pietra di luna”. Continuando con i sentieri che si snodano nella dorsale e che dopo ogni svolta o dosso offrono suggestivi scorci della cristallizzazione del gesso; inghiottitoi e risorgenti e spelonche con i segni di antiche presenze umane e profonde grotte ed anche rarità botaniche o la rapida fuga di un selvatico. Senza dimenticare le tracce lasciate dal lavoro e dalla vita degli uomini: abitazioni, resti di insediamenti religiosi e militari o antiche cave di gesso. Ma l’escursione più emozionante è lungo il filo del crinale: un percorso che riempie gli occhi ed emoziona l’animo con la straordinaria ricchezza della Vena e il paesaggio che si apre verso monte e verso valle. Da una parte i crinali verdi-azzurrini si susseguono sfumando sulla linea dell’orizzonte; dall’altra, oltre la fascia bassa delle ragnatele aride dei calanchi, si stende una pianura biancheggiante di case, paesi e città, bordata dalla linea del mare che da qui, per dirla con Tonino Guerra, appare come “una riga lunga e blu”.




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