GRANAROLO DELL'EMILIA
Il territorio di Granarolo dell’Emilia si estende immediatamente a nord di Bologna, lungo la direttrice Via San Donato, nella pianura compresa tra il torrente Idice e il canale Navile. Il comune di Granarolo dell’Emilia (12042 abitanti) è sede amministrativa dell’Unione Terre di Pianura, onorato del titolo di Città il 2 ottobre 1995. Le prime tracce di popolamento risalgono all’epoca villanoviana, con le sepolture rinvenute a Viadagola e Quarto Inferiore (VI sec. a.C). Etruschi e celti hanno calcato queste terre sulla via di Ferrara, ma è soprattutto l’epoca romana ad aver lasciato tracce indelebili con la centuriazione del territorio. Il toponimo compare in documenti medievali come Garnarolo, derivante dal latino Granarolum, cioè “deposito di grani”, per l’estesa presenza di coltivazioni di grano nella zona. Granarolo dell’Emilia è tra i comuni piu’ sviluppati della provincia bolognese, con un migliaio di piccole-medie aziende artigianali, industriali ed agricole, che impiega una forza-lavoro di oltre 6000 unità, generando un indotto non indifferente nell’area cittadina. La prima sede del “Consorzio bolognese produttori latte”, che diede origine al latte Granarolo, nacque il 21 giugno 1957 per iniziativa dei contadini locali, al fine di contrastare la speculazione sul latte alimentare.
CHIESA DI SAN VITALE Sorta su un edificio trecentesco dipendente dall’Abbazia di Pomposa, nel 1682 fu ricostruita per volontà del parroco Torri insieme alla canonica, raddoppiando le dimensioni origniali. L’interno, di ordine dorico, presenta un’unica navata con quattro cappelle laterali e il presbiterio. La chiesa conserva una pala d’altare della chiesa precedente raffigurante San Vitale con Sant’Andrea. Numerosi i dipinti di scuola bolognese: tra gli altri, si segnalano un San Girolamo della scuola del Guercino e affreschi attribuiti ad Anna Sirani (Transito di San Francesco, la Beata Vergine di San Luca e Santi) . La statua della Madonna del Rosario rappresenta la devozione alla Vergine degli abitanti di Granarolo. La festa della Madonna del Rosario, (la cui memoria liturgica cade il 7 ottobre), viene celebrata ogni anno per antica tradizione nella 2° domenica di ottobre. La statua, fabbricata in legno da F. De Mez di Ortisei attorno al 1940, sostituì quella più antica in cartapesta, risalente al ‘700, tradizionalmente portata in processione nella visita al cimitero prima dei giorni della festa. La facciata attuale della chiesa fu rifatta nel 1902 con una prospettiva obliqua, praticamente parallela alla linea della via San Donato. Le due statue inferiori, raffiguranti San Pietro e San Paolo, sono coeve alla costruzione della chiesa, così come le due formelle simboleggianti la Consegna delle chiavi a Pietro e il Martirio di Paolo. Le statue dell’ordine superiore rappresentano San Giovanni Evangelista e Sant’Antonio Abate, opera dello scultore bolognese Celso Corazza, e risalenti ad inizio ‘900. Il campanile, ultimato nel 1832, fu costruito dal capomastro Giuseppe Brighenti, autore del nuovo concerto di quattro campane. L’attuale organo a canne, collocato in cantoria in Cornu Evangelii, fu realizzato nel 1865 da Gioacchino Sarti e Pietro Orsi, con uso di materiale più antico: di fronte infatti, nella cantoria in Cornu Epistolae, è ancora visibile la cassa lignea del precedente organo, opera di D.F. Traeri (1722). Nella chiesa si svolgono i concerti della rassegna “Organi antichi, un patrimonio da ascoltare”.
CHIESA DI S. ANDREA APOSTOLO L’anno di fondazione non è chiaro, ma si cita l’esistenza di una parrocchia sotto il plebato di Bologna, Quartiere San Pietro, già nel 1378. Il 13 ottobre 1630 fu posta la prima pietra della nuova chiesa dal Parroco Don Giambattista Sabattini, uno dei compadroni della chiesa, che a spese sue edificò la Cappella Maggiore. La nuova chiesa era di origine etrusca, edificata su un progetto dell’architetto Bartolo Belli, lunga 71 piedi, larga 30 piedi e 3 once. Nel 1657 il Senatore Conte Filiberto Vizzani promosse l’avanzamento dei lavori e la portò a compimento; infine arricchì l’altare Maggiore con un prezioso dipinto ad olio che ritrae l’Apostolo S. Andrea, opera di Gianfrancesco Barbieri, detto il Guercino da Cento. Le cappelle minori erano del Gius Patronato, dei Sig. Marchesi Pietro Zambeccari, dei Sig. Sabattini, dei fratelli Floriano e Ippolito Nanni e l’ultima dei Fratelli Minghetti. La benedizione solenne della nuova chiesa risale al 1665. Nel 1844 venne edificato il cimitero parrocchiale, situato di fronte alla strada di Cadriano e arricchito da una cappelletta con tomba sotterranea. L’esistenza di una chiesa di S. Andrea sul territorio di Cadriano è documentata dalle visite pastorali del Cardinale Paleotti nella sua diocesi, effettuate tra il 1570 e il 1579. Dai Diari si legge come il Cardinale si sia recato, la sera di mercoledì 23 aprile 1578, a fare visita alla chiesa di S. Andrea di Cadriano. La prima visita pastorale risale al 1555, quando Cadriano fu colpita da una pesante alluvione ed epidemia.
CHIESA DI SAN MAMANTE La chiesa di San Mamante sorge in posizione decentrata a Lovoleto, frazione nella campagna agricola di Granarolo dell’Emilia lungo lo storico asse della via Porrettana. L’elegante edificio neoclassico, con facciata a salienti in rosa antico contigua all’oratorio si simile disegno, presente un’aula riccamente affrescata con due cappelle per lato. Dalla visita pastorale del card. Campeggi risulta che nel 1555 la chiesa versasse in pessime condizioni e che poco prima del 1568 fu ricostruita; negli anni seguenti appaiono noviter fabricatae sagrestia e canonica. Da più di trent’anni, a Lovoleto si tiene una sagra dalle origini antiche con spiccata vocazione all’accoglienza. La tradizione prevede che in occasione della celebrazione eucaristica in onore di San Mamante venga offerto del formaggio benedetto, un ricordo simbolico del formaggio che il martire portava ai carcerati per diffondere la parola di Dio. Mamante (o Mamete) è patrono delle balie e protettore degli animali, perché la storia vuole che si dedicasse alla pastorizia e che durante la fuga dalle persecuzioni gli animali lo nutrirono con il loro latte
VILLA AMELIA Nei dintorni di Granarolo dell’Emilia sono fiorite, nel corso del XVIII secolo, numerose ville di notevole interesse architettonico. Tra queste si segnala Villa Amelia, appartenuta ai Fantuzzi poi ai Fibbia ora Sapori, situata in località Fibbia di Lovoleto, in una bella posizione della campagna della pianura bolognese. La villa contiene sale decorate da tempere del XVII secolo. E’ nota inoltre per la ‘’conserva’’, antica struttura di refrigerazione per prodotti alimentari. Poco distante è situata l’antica torre piccionaia. L’intera tenuta è osservabile solo dall’esterno. La casa colonica annessa ospita l’Osteria del Fibbia, antica costruzione di fine ‘500, utilizzata fino alla metà del XVIII secolo come luogo di mescita di bevand, come testimonia il pozzo originale al centro del cortile.
VILLA BASSI Villa Bassi, detta Villa del Marchesino, è situata a Granarolo dell’Emilia, poco fuori del paese lungo la strada che porta a Minerbio.Costruita nel 1675 per volere di Giacomo Marchesino, la villa è dotata di una torre e di un oratorio dedicato alla Madonna della Vita. Qui è custodito un affresco raffigurante la Sacra Famiglia del Milani. Attualmente l’edificio è di proprietà privata ed è quindi osservabile solo dall’esterno.
VILLA NANNI In dimore signorili come queste risiedevano i proprietari terrieri che, negli anni Cinquanta del ‘900, erano contrari al conferimento del latte dai mezzadri alle cooperative. Nelle sue fasi iniziali la rivendicazione dei mezzadri fu una vera e propria lotta, ma alla fine i principi della solidarietà e dell’eticità della cooperative ebbero la meglio. L’edificio padronale è una costruzione lineare col tetto a due falde, inserito in un bel giardino di conifere con grandi esemplari di latifoglie. La torre colombaia aveva originariamente forme elaborate, probabilmente nell’Ottocento sostituite da un neogotico torrioncino a chiusura scenografica del giardino romantico sul retro.
VILLA MIGNANI-BOSELLI Venne costruita tra il 1578 e il 1609 per la Famiglia Gavarini su progetto del Martinelli. Nel 1595 ne diventa proprietaria la Famiglia Agucchi, che verso la fine del ‘600 la trasforma in convento. Riprende le sembianze di Villa quando viene acquistata da Marco Minghetti, presidente del Consiglio dei Ministri nel 1863 e dal 1873 al 1876, che vi risiedette fino al 1859. Durante il suo soggiorno a Cadriano, Minghetti fece molti studi di agricoltura, documentabili dalla pubblicazione di molteplici articoli sul giornale fiorentino “Lo Statuto”. Sul lato sud si trovava l’oratorio della Vergine assunta, detto Chiesa delle Armi e oggi trasformato in magazzino. Altre ville storiche degne di nota sono Villa Boncompagni Dalferro, ora Villa Evangelisti, che nell’Ottocento era sede municipale del comune di Viadagola. Villa Mareschi, ora Villa Emma, è adornata da un doppio viale di filari lungo 1 km prima dell’ingresso. Villa Montanari, a Quarto Inferiore, è ora sede di un istituto bancario dopo il recente restauro ed infine, l’ottoocentesca Villa Lagorio sita in territorio di Lovoleto.
ORATORI Cadriano ospitava due oratori pubblici. Il primo, l’oratorio della Madonna della Rovere, fu costruito quando venne rinvenuta la prodigiosa immagine della Beata Vergine con il Bambino in braccio, scolpita in terracotta, appesa ad un rovere nel podere della Famiglia Dall’Olio. L’altro oratorio apparteneva ai Sig. Minghetti e fu dedicato alla Vergine Assunta dal Cielo; sorgeva nei pressi di Palazzo Minghetti (oggi Villa Mignani-Borselli). Vi era poi un terzo oratorio, privato, sacro a S. Antonio di Padova, appartenente al Monsignor Stella. Purtroppo l’oratorio venne trasformato in forno quando le terre furono comprate dal sig. Giovanni Guidi verso fine’ 800. Un altro oratorio ben conservato è quello di S. Croce, in via Bolognino a Granarolo, mentre a Lovoleto si trova l’oratorio di Sant’Antonio e della Beata Vergine, con pronao che scavalca il fosso lungo la via, 300 metri a sud della chiesa parrocchiale.