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SISSA TRECASALI

SISSA TRECASALI

Posta lungo la Strada del Culatello, Sissa è un borgo di antiche origini della Bassa Parmense appoggiato al Taro ed adagiato sul Po. Fondato nel x secolo, si è via via sviluppato intorno alla sua Rocca, oggi sede municipale.
Il piccolo centro agricolo di Trecasali è di antiche origini, già documentato nel IX secolo, ed è famoso tra i buongustai perché ovunque nel suo territorio si possono degustare i golosi prodotti tipici della Bassa Parmense quali il Parmigiano-Reggiano, il prosciutto, il culatello e il salame. Musei e monumenti di interesse sono la Chiesa di San Michele, la Chiesa di San Giorgio a Viarolo e Villa Bacchini a San Quirico.

Il 1 gennaio 2014 i Comuni di Sissa e Trecasali sono stati accorpati creando così il nuovo Comune Sissa Trecasali, istituito con la Legge Regionale n° 20 del 2013 a seguito del referendum consultivo con il quale la maggioranza dei cittadini si è espressa a favore della fusione.

La Rocca dei Terzi

Il complesso fortificato di Sissa, più volte violentato in ordine alle esigenze difensive di vari periodi storici, ha conservato intatto il mastio, dimostrazione di un passato tanto ricco di gloria, di sventure e di sangue, che sovrasta due ali più basse inserite nel Settecento modificando le preesistenti strutture medievali.

Per lungo tempo la fortezza fu teatro di tumultuosi avvenimenti, specie quando i veneziani, conquistandola nel 1409, la devastarono. Il fortilizio venne ricostruito dai Terzi, che l’ebbero in restituzione nel 1440, con l’elevazione del feudo a Contea. Nei secoli successivi ebbe a subire forti trasformazioni tanto all’interno quanto all’esterno, infatti dopo tanti fatti d’arme, saccheggi e modifiche parziali, l’architettura della rocca cambio più volte il proprio aspetto.

Dalla seconda metà del Cinquecento in poi la parte esistente delle vecchie murature subisce numerosi riadattamenti sino ad assumere nel Settecento la tipica impronta di residenza signorile. All’ignoto architetto autore della trasformazione settecentesca spetta il merito di aver abilmente collegato l’austerità del mastio, non intaccato nella sua immagine di fortilizio, coi corpi laterali dell’edificio, che assumono l’aspetto tipico di palazzo patrizio.

Agli inizi dell’Ottocento l’antico fortilizio terziano si presenta nella sua edizione definitiva, architettura tardo barocca in cui domina ancora il mastio quattrocentesco che conserva intatta la corona di caditoie e i lunghi beccatelli che rinserrano il corpo sporgente del blocco murario, mentre si segnala la scomparsa del ponte levatoio.

Sino a tutto l’Ottocento la Rocca era accessibile frontalmente per mezzo di uno stretto ponticello in muratura. Dalla “piazzola” un altro ponticello, ortogonale al precedente, congiungeva l’abitato con la sede del dazio comunale, isolato da un muretto che insieme alle spallette dei ponti formava un quadrilatero nettamente staccato dalla parte occidentale del paese.

Una serie di abbattimenti successivi, il cambio di destinazione della Rocca adibita a sede comunale, hanno portato, agli inizi del Novecento, alla costruzione di un monumentale scalone in muratura, cemento e marmaglia, posto dirimpetto alla strada ritagliata nel verde della vecchia ortaglia.

Gli interventi più recenti riguardano la scala laterale, posta nella facciata orientale, ricostruita in cotto e cemento negli anni Cinquanta, e lo scalone d’ingresso sorto nel 1986, previo abbattimento del precedente.

Abbiamo esempi di rocche coeve ben conservate, che aiutano a ricostruire con la fantasia bertesche, merlature, barbacani e caditoie, ma in vetta al mastio tozzo e invulnerabile, che un tempo terrorizzava i nemici, oggi si annidano uccelli rapaci e notturni che ne tentano il silenzio, e l’edera e il caprifoglio hanno rivestito le pietre onuste di tempo.

La Chiesa e gli Oratori

Anche la Chiesa parrocchiale dell’Assunta, merita cenni particolari, tenendo conto che la prima citazione della sua esistenza, risale ad un atto del 31 gennaio 1182. Purtroppo, del primo insediamento della Chiesa di Sissa, che ebbe origine addirittura prima dell’anno mille, si è perduta ogni traccia. Forse alcune parti delle fondamenta furono incorporate nel successivo ampliamento del 1459.

La fronte prospetta verso una piazzetta appartata e periferica rispetto al nucleo antico del paese. L’impianto planimetrico, con orientamento est-ovest, segue lo schema liturgico di gran parte delle chiese di origine medievale.

L’interno, a tre navate, è scandito dall’allineamento di sei pilastri per lato a sezione quadrata, ridotti a quattro nel lato che incorpora la base della torre, raccordanti la serie degli archi semicircolari decorati a tempera nel sottarco.

Su entrambi i lati delle navate sono inserite delle piccole cappelle (quattro sul lato nord e tre sul lato sud).

L’imponenza dello spazio interno, l’eleganza dei cornicioni che delimitano lo sviluppo altimetrico, la spaziosità della conca absidale, sono gli elementi fondamentali che caratterizzano formalmente e stilisticamente la scatola muraria del tempo settecentesco.

La facciata, alterata nella sua originaria configurazione, presenta l’aggiunta ottocentesca di un nuovo avancorpo, che immette direttamente alla chiesa. In elevazione la parte centrale. Con frontone a due falde, ripropone l’immagine di quello del prospetto affiancato alla torre campanaria.

Com’era consuetudine nel passato, lo spazio interno delle chiese era oggetto d’arricchimento consistente nel corredo d’arredi sacri, suppellettili di alta ebanisteria, quadri e oggetti destinati all’impiego liturgico.

Sotto il vasto catino absidale, tra due lunghi finestroni, spicca l’immagine dell’”Assunta”, opera giovanile di Pietro Melchiorre Ferrari. Il dipinto è contenuto in una mossa cornice laminata in oro, con fastigio recante al centro un cartiglio dedicatorio.

Dietro l’altare maggiore, nel primo decennio dell’Ottocento sono stati ineriti nella curva semicircolare il coro in noce e il leggio. La cantoria dai sobrii sedili è formata da svecchiature sagomate rettangolari, suddivise da timide lesene scanalate con capitello.
Al centro è posto il sedile episcopale, con sovrastante monogramma in rilievo della Vergine. Di notevole valore l’organo, che sovrasta l’ingresso della chiesa con piccola cantoria delimitata da una elegante balaustra. Fu costruito e messo in opera nel 1872. Venticinque luccicanti canne spiccano su un fondale che ricorda l’immagine di un sipario teatrale.

La fondazione dell’Oratorio del Crocifisso, ubicato nel limite occidentale dell’antica porta del paese, è databile ad un periodo largamente antecedente al 1459, anno in cui se ne accerta l’esistenza.

Le caratteristiche stilistiche dell’edificio, dimensionalmente modeste, hanno subito nel tempo varie trasformazioni, sino ad assumere una connotazione spiccatamente barocca. Originariamente costituiva un’appendice del contiguo palazzo Terzi, come risulta dalla porticina che permetteva l’accesso diretto all’oratorio. L’interno dell’oratorio, quasi privo di decorazioni pittoriche, è arricchito nel breve catino absidale da una preziosa ancona in stucco.

Di più recente costruzione e l’Oratorio di San Rocco risalente al 1583, ma i numerosi rimaneggiamenti, che si sono susseguiti sino alla prima dell’Ottocento, hanno modificato le caratteristiche di alcune parti dell’impianto originario.

Sono rimasti invariati: l’orientamento, secondo l’asse est-ovest e così pure l’avancorpo più stretto rispetto alla navata dotata di cappelle sul lato sud, il corpo absidale.

Sono stati modificati alcuni elementi costruttivi quali: le gugliette laterali all’altezza del frontone e la forma del timpano, mentre sono scomparse, ai lati del portale d’ingresso, le nicchie, inopportunamente sostituite. Il basamento oggi si presenta evidenziato da un bugnato a fasce parallele che coinvolge anche il risvolto laterale.

Si presume che l’attuale campanile con capolino sia stato rialzato su quello preesistente agli albori dell’Ottocento. Recentemente è stato ristrutturato.







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