SAN GIOVANNI IN PERSICETO
San Giovanni in Persiceto (28.016 abitanti) si estende nel tratto di pianura a ovest del torrente Samoggia e del fiume Reno, in un’ area di antica bonifica, raggiungibile tramite la panoramica Via Persicetana. E’il maggior comune e sede amministrativa dell’Unione Terre d’Acqua. Le sue origini antichissime risalgono all’Età del Bronzo, cui seguirono tracce di insediamenti galli e romani. Con l’Esarcato di Ravenna inizia un periodo di bonifica e di canalizzazione delle acque, per poi passare sotto il controllo dei Longobardi nel 727, cui si deve il caratteristico impianto concentrico del centro storico medievale, detto Borgo Rotondo. Dopo un periodo sotto il dominio di Modena, San Giovanni entra a far parte dei possedimenti di Bologna, annesso allo Stato pontificio nel XVI secolo. Il nome del paese fa riferimento al santo patrono, mentre Persiceto indicherebbe il luogo che nei tempi della supremazia di Nonantola fu ‘’persiccato’’, ovvero prosciugato per poter essere coltivato. San Giovanni in Persiceto è la patria del Carnevale storico e della maschera di Bertoldo, di tipicità dolciarie come gli Africanetti e i Savoiardi di Persiceto, dei Cocomeri e Meloni IGP di San Matteo della Decima: un caleidoscopio di storia, eventi ed eccellenze a trecentosessanta gradi, al cui comune è anche dedicato un asteroide della fascia principale, 69245 Persiceto.
PALAZZO COMUNALE Nella centralissima Piazza del Popolo, di fronte alla Chiesa Collegiata di San Giovanni Battista, si trova il Palazzo Comunale. L’edificio quattrocentesco si caratterizza all’interno per il suggestivo scalone del ‘700 dell’architetto Giuseppe Tubertini, che conduce ai piani superiori, alla cui base è collocato il gruppo in gesso di L.A. Acquisti raffigurante il Ratto delle Sabine. Sotto l’egemonia di Giovanni Bentivoglio II fu edificato il vasto palazzo, progettato dell’architetto bolognese Nadi verso la fine del Quattrocento. Nella sua lunga storia, il palazzo comunale di Persiceto è stato teatro di avvenimenti e personaggi storici. Nel 1532 vi fu ospitato Carlo V, in viaggio verso Bologna dove sarebbe stato incoronato re d’Italia. In quell’occasione il re, grato dell’ospitalità ricevuta, nominò cavalieri il conte Marc’Antonio Marsigli, allora proprietario del palazzo, e i suoi due figli. Nell’agosto del 1856, anche papa Pio IX, l’ultimo papa-re, fu ospite a Persiceto. Per l’occasione, sulla facciata dell’edificio, fu montato un balcone provvisorio in legno da cui il pontefice benedì la folla. Più volte modificato nel corso del tempo, il palazzo è tutt’ora la residenza municipale persicetana.
COLLEGIATA DI S. GIOVANNI BATTISTA Nella centralissima piazza del Popolo di San Giovanni in Persiceto si trova la Collegiata di San Giovanni Battista. Nel linguaggio ecclesiastico, per Collegiata si intende una chiesa di una certa importanza, che non è sede vescovile, ma nella quale è istituito un Collegio o Capitolo di canonici (assemblea di religiosi o presbiteri dotati di personalità giuridica e autorità normativa), con lo scopo di rendere più solenne il culto a Dio. Dal 1671 venne realizzata su progetto di Paolo Emilio Canali, con una caratteristica facciata ottocentesca. Nell’interno barocco, tra ricchi stucchi settecenteschi recentemente riportati agli antichi splendori, è ubicato il Museo d’arte sacra della Collegiata, con opere dei principali esponenti della pittura bolognese fra il XVI e XIX secolo: tra queste, quelle di Francesco Francia, Alessandro Tiarini, i fratelli Gandolfi e Donato Creti.
TEATRO COMUNALE Il grande teatro storico di San Giovanni in Persiceto fu costruito nel 1786 su progetto dell’architetto Giuseppe Tubertini. L’attuale atrio, decorato con due statue di gesso raffiguranti l’Alfieri e il Goldoni, risale al 1850. Pochi anni dopo fu dipinta la volta della platea con motivi a chiaroscuro, opera del celebre ornatista Andrea Pesci(autore a Bologna delle decorazioni dei palazzi Malvasia, Malvezzi, Paleotti e Simonetti) e del suo giovane allievo Gaetano Lodi. Nel 1860 il rinnovato teatro fu inaugurato con la rappresentazione del Rigoletto di Giuseppe Verdi. L’interno mantiene ancora intatta la struttura settecentesca: un forte slancio è dato dal bellissimo boccascena formato da due alte colonne corinzie dorate sormontate da un’elegante trabeazione. Utilizzato come magazzino di cereali durante la prima guerra mondiale, trasformato in cinema e danneggiato dall’ultima guerra, oggi è finalmente tornato nel pieno del suo antico splendore, presentando un ricco cartellone che, insieme al Teatro Fanin, ospita gli attori e le compagnie nazionali di maggior richiamo, dalla prosa al teatro comico, inclusi concerti e rassegne di danza.
PIAZZETTA BETLEMME Uno scorcio d’arte surreale s’incontra nella poetica piazzetta Betlemme, situata nel centro storico, e ribattezzata “La piazzetta degli inganni” per via dei coloratissimi dipinti trompe l’oeil. L’opera si deve allo scenografo cinematografico Gino Pellegrini, famoso per aver collaborato a film di grande successo come “2001 Odissea nello spazio”, “West side story”, “Indovina chi viene a cena” e “Gli ammutinati del Bounty”. Appena rimpatriato da Hollywood, Gino Pellegrini immaginò in questa piazzetta un omaggio al cinema, dipingendo nel corso degli anni diverse scenografie sospese tra il reale e l’immaginario.
IL PALAZZACCIO La Casa dell’Abate, meglio nota come Palazzaccio, è un rarissimo manufatto medioevale a struttura mista in legno e muratura, costruito in un periodo compreso tra la seconda metà del Settecento e la prima metà dell’Ottocento. Era la sede di rappresentanza extra-territoriale dell’Abbazia del Monastero di Nonantola. Il nome dispregiativo dell’edificio deriverebbe sia dalle antiche funzioni esattoriali che dalle precarie condizioni in cui versava. Si tratta di un «edificio-fossile», oggetto di grande interesse data la rarità, l’antichità della struttura e delle modalità costruttive, nonché per la presenza di una stratificazione quasi millenaria. Il Palazzaccio è stato infatti sottoposto ad un lento ma continuo processo di trasformazione per sostituzione graduale degli elementi lignei con muratura, che lo ha condotto da una condizione di edificio-fondaco a carattere non residenziale, verso un assetto prevalentemente abitativo. Dopo vari passaggi di proprietà, il Palazzaccio è stato acquistato dal Consorzio dei Partecipanti il 6 ottobre 1958. Negli anni Settanta l’edificio è stato sottoposto ad un intervento di restauro conservativo e di consolidamento strutturale, coordinata dalla Soprintendenza ai Monumenti di Bologna.
EX CONVENTO DI S. FRANCESCO Il primo documento relativo all’insediamento francescano in terra persicetana risale al 1234. La chiesa e il convento di San Francesco, inizialmente ubicati fuori dell’abitato, entrarono a fare parte del tessuto urbano nel 1318, mediante l’inclusione entro la fossa difensiva che cingeva il paese e tramite la costruzione, tra il XVII e il XVIII secolo, di un percorso porticato, affinchè i fedeli dal centro potessero comodamente raggiungere il luogo di culto. Il momento più propizio per la comunità francescana si verificò alla fine del Quattrocento grazie all’afflusso di pellegrini devoti ad un’immagine della Madonna cui si attribuivano miracoli. In quegli anni venne ingrandito il convento e sistemato il chiostro, ben conservato, mentre all’inizio del Cinquecento fu dipinto un grande affresco, all’interno del refettorio, rinvenuto da pochi anni dietro un’intercapedine che rappresenta l’Ultima Cena. I caratteri stilistici e cromatici rinviano all’ambito veneto. La primitiva chiesa fu abbattuta nel 1742 quando fu deciso di costruirne una nuova monumentale su progetto di A. Torreggiani. All’esterno la chiesa appare sobria per l’uso della pietra sagramata e per la mancanza di elementi decorativi, ad eccezione di una cornice, posta sotto il tetto, che percorre tutto il perimetro della fabbrica, eccetto la zona nord rimasta incompiuta. La chiesa, priva dell’abside, è tamponata da una parete rettilinea dipinta all’interno con la tecnica del trompe l’oeil in modo da suggerire l’impressione di un prolungamento architettonico. L’unica ampia navata, con sei altari laterali, è decorata mediante un elegante decorazione plastica in stucco costituita da elementi tratti dalla simbologia francescana. Il connubio architettura e scultura (alcune statue di A. Gabriello Piò sporgevano dalle numerose nicchie delle pareti) è nota distintiva dell’arte del Torreggiani.
MUSEO DEL CIELO E DELLA TERRA ll Museo del Cielo e della Terra è il museo della scienza dell’area metropolitana bolognese. Nato nel 2000, si sviluppa su più poli situati fra San Giovanni in Persiceto e gli altri comuni di Terre d’acqua. Il Museo possiede una delle aree astronomiche più importanti d’Italia, un orto botanico e una rete di aree naturali ricche di flora e fauna. A queste si aggiungono una ludoteca, il Laboratorio dell’insetto, il Laboratorio di scienza e tecnologia e il moderno Ecomuseo dell’acqua: un sistema complesso nato per divulgare la scienza al grande pubblico e alle scuole. Nato con finalità di conservazione, ricerca, didattica e divulgazione delle scienze, questo museo “diffuso” si articola in cinque sezioni: astronomica, storia naturale, naturalistica, entomologica e fisica.
MUSEO ARCHEOLOGICO AMBIENTALE Il Museo archeologico ambientale è situato all’interno di Porta Garibaldi, edificio storico sorto sulle rovine di un’antica porta medievale e utilizzato come carcere mandamentale fino agli anni Sessanta del XX secolo. Sede del museo a partire dal 2004, l’edificio ha mantenuto dopo la ristrutturazione alcuni degli aspetti originari, come grate, inferriate, celle, scritte e graffiti dei reclusi sulle pareti che durante il percorso di visita ricordano la precedente destinazione a prigione. Il museo illustra storia e sviluppo del territorio persicetano tra epoca romana e XVI secolo attraverso numerosi reperti romani, frutto di recenti campagne archeologiche di superficie, frammenti di ceramica graffita da mensa e da cucina della seconda metà del ‘500. Si aggiunge inoltre il materiale proveniente dal sito archeologico di un intero villaggio fortificato dell’Alto Medioevo.
CARNEVALE STORICO PERSICETANO Oltre a vantare una tradizione ultracentenaria, il carnevale di San Giovanni in Persiceto e quello gemello di Decima, sono caratteristici per la loro unicità: lo “Spillo”, in dialetto bolognese spél, cioè “trasformazione”. Durante la prima domenica dei corsi mascherati, i carri allegorici sfilano per il centro e una volta giunti nella piazza centrale eseguono il rito dello spillo: le coloratissime strutture architettoniche si trasformano in modo spettacolare, rivelando il vero significato allegorico della costruzione. I carri sono interamente realizzati dalle società carnevalesche locali, che nei mesi precedenti il Carnevale lavorano con instancabile energia e creatività nei rispettivi “bunker”, mantenendo il più stretto riserbo sul tema e le fattezze delle realizzazioni finali. Durante la seconda domenica i carri vengono premiati da una giuria con un drappo in cui sono raffigurati Bertoldo e Bertoldino con il somaro. Il Carnevale storico di San Giovanni in Persiceto, rappresentato dalla maschera tipica di Bertoldo, nata dall’ingegno letterario di Giulio Cesare Croce, si svolge nelle ultime due domeniche antecedenti la Quaresima. Nello stesso periodo si svolge il Carnevale di S. Matteo della Decima, rappresentato dalla maschera di “Re Fagiolo di Castella”