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SALA BOLOGNESE

SALA BOLOGNESE

Sala Bolognese è un comune sparso di 8.361 abitanti, immerso nella pianura bolognese, tra i corsi del torrente Samoggia ad ovest, poco a valle della confluenza col Lavino, e del fiume Reno ad est. Aderisce alla rete dei comuni Terre d’Acqua dal 2012 e comprende le frazioni di Padulle, sede comunale dal 1878 in seguito ai “Moti del macinato”, Bagno di Piano, Bonconvento e Osteria Nuova.  Il nome Sala pare si riferisca all’attività artigiana dei costruttori di sale, assali per veicoli, presenti nell’antico stemma, coi due fori aperti al centro. Sala significa anche “erba palustre”, un tempo utilizzata per impagliare le sedie. Nel territorio di Sala Bolognese, legato alla tradizione agricola, operano numerose aziende agricole, fattorie didattiche e agriturismi, ma si rilevano  anche eccellenti piccole-medie imprese nel ramo metalmeccanico, della logistica, e dei trasporti in genere.

PIEVE DI SS. MARIA ANNUNZIATA E S. BIAGIO La pieve dedicata ai due santi è uno degli edifici di stile romanico-lombardo più interessanti di tutta la provincia bolognese. La basilica risale al 1096 ed è stata riportata alle forme originarie dai restauri del secolo scorso. L’edificio presenta una bella facciata a capanna, caratterizzata da una bifora con capitello cubico, impreziosito da intagli di derivazione bizantina. Ai lati della porta si trovano due lapidi: la più antica ricorda la costruzione della chiesa avvenuta nel 1096 sui resti di un tempio paleocristiano, e l’altra, moderna, ricorda il suo restauro realizzato nel 1920. Sul retro, l’abside maggiore, ben conservata, è arricchita in alto da una galleria cieca del XII secolo, che rappresenta l’elemento di maggiore interesse architettonico dell’intero edificio essendo l’unico esempio di galleria cieca presente in un edificio romanico nel territorio di Bologna. Sul lato destro della pieve si trova la torre campanaria del 1926, con una cappella dedicata ai caduti della due guerre mondiali. L’interno della chiesa è a pianta basilicale, con tre navate divise da colonne dai severi capitelli di selenite. Da un’ampia scala centrale si accede al presbiterio, dove si trova l’altare maggiore. Sulla mensa dell’altare è scolpita la testa di una divinità pagana con corna di ariete, forse raffigurazione del dio celtico Kernunnos. Questa ara pagana, diventata altare cristiano con l’esorcismo della croce scalpellata sulla pietra, documenta la fine del periodo pagano e il passaggio al cristianesimo dell’antica popolazione salese. Da notare nel parapetto dell’ambone il sigillo con l’aquila dell’impero degli Svevi.La cripta sottostante al presbiterio, in gran parte  ripristinata, è certamente la parte più suggestiva della basilica. In prossimità della porta d’ingresso, si conserva un’antica vasca battesimale per immersione di marmo rosso di Verona.

PALAZZO ZAMBECCARI Nella campagna di Bagno di Piano, vicino alla confluenza col fiume Reno, incorniciato da vaste distese coltivate di grano, emerge il massiccio  Palazzo Zambeccari “Il Conte”.  E’ un’incantevole villa-palazzo, a pianta rettangolare con quattro torri angolari, di chiara impronta cinquecentesca; tipologia del resto assai diffusa nella campagna bolognese. Una scala a doppia rampa conduce nell’interno dove sono tuttora visibili tracce di decorazioni a fresco. Annesso alla villa si trova un elegante oratorio dedicato a Sant’Antonio.L’edificio, oggi di proprietà dell’Università di Bologna, è osservabile solo dall’esterno.

PALAZZO  MINELLI A Bagno di Piano in aperta pianura è situato Palazzo Minelli, un complesso di edifici costruiti tra il ‘400 e il ‘700 e collegati tra loro, con la caratteristica torre, il cortile e la cappella. La torre è elevata su tre piani ed è l’edificio più antico,  mentre l’ampio cortile presenta due accessi  tramite due imponenti portoni in legno di egual fattezza;  la piccola cappella risale al XVIII secolo come da citazione: “Il 24 novembre 1774 veniva concesso da Mons.re Vicario Gute al Monastero la licenza di erigere un Oratorio pubblico vicino all’abitazione Dominicale”. L’edificio principale, che si sviluppa secondo i canoni classici della villa cinquecentesca, è la residenza padronale al servizio dell’azienda agricola circostante e presenta una pianta a base quadrangolare, con copertura a quattro falde e una loggia (salone centrale) passante. Adiacente al Palazzo, si colloca un edificio su due piani: il piano superiore con funzione di granaio, il piano terra suddiviso in vari locali, tra cui uno adibito a ricovero di carri e carrozze, uno a lavanderia con ampio camino e infine una lunga e stretta cantina preceduta da un porticato, chiuso in epoca successiva. Nel 1611 il Palazzo fu lasciato in eredità al Convento delle monache di Santa Maria Assunta (o Santa Maria degli Angeli), finendo confiscato con l’avvento napoleonico  in quanto bene ecclesiastico. Palazzo Minelli è oggi un agriturismo che offre la possibilità di soggiorno, attività agricole, culturali e ricreative.

VILLA TERRACINI A Osteria Nuova merita una visita l’ottocentesca Villa Terracini. Realizzata nel 1851 da Angelo Bassi, la villa rappresenta una tipica casa padronale di pianura, disegnata da una linea architettonica sobria. Al suo interno ospita un ampio atrio e una sala ovale adibita a convivi, dipinta a paese con panorami di alture, fontane, statue e tempietti. Fra le decorazioni, spiccano Bacco e Cerere di Antonio Bàsoli, soffitti decorati a medaglioni, numerosi putti e figure femminili. Nel grande parco che la circonda si colloca un bell’esempio di “conserva”, una sorta di dispensa-frigo naturale utilizzata fino al secolo passato. In una delle due chiese sconsacrate del complesso è ospitata la “Chiesa dell’Arte”, l’unica scuola di arti plastiche diretta da uno scultore non vedente che dal 2006 realizza corsi e laboratori indirizzati a chiunque voglia approcciarsi in modo nuovo e alternativo all’arte scultorea, seguendo un particolare metodo di lavoro tattile-visivo, in cui si guarda con le mani e si tocca con gli occhi. Nella Barchessa di Villa Terracini è invece ospitato il Forum Giovani, un luogo di confronto e di comunicazione nonché uno spazio sociale di   aggregazione dei giovani alla vita di Sala Bolognese. Aperto al pubblico in occasione di eventi culturali, la struttura è osservabile solo dall’esterno.

ECOMUSEO DELL’ACQUA L’Ecomuseo dell’acqua di Sala Bolognese è situato a Padulle, nell’area naturalistica e di riequilibrio ecologico della Cassa di Espansione del Canale Dosolo. Ospitato in una ex-stalla che un tempo governava l’attività agricola nell’intera area, il museo si articola su due piani e offre un itinerario espositivo che si snoda tra oggetti tradizionali e tecnologici. Al piano terra un’area espositiva illustra la storia della bonifica attraverso un’esposizione di arnesi e strumenti riguardanti la vita contadina e la bonifica del Novecento: un plastico interattivo sul territorio del bacino tra Reno e Panaro, un teatrino automatizzato sulla storia del territorio e tre punti informativi multimediali aventi per oggetto la storia della bonifica, l’acqua al servizio dell’uomo e un gioco didattico informativo. L’itinerario prosegue al piano superiore nell’area dedicata alla vita lungo il fiume Reno, accompagnato da pannelli fotografici e cartografici ispirati al ciclo dell’acqua, un pannello riportante alcune specie animali emiliane,  il profilo di caratteristici personaggi come la lavandaia, il pescatore, il birocciaio e il traghettatore e un punto informativo multimediale sulla Cassa di Espansione del Dosolo. Il piano superiore ospita  un’ampia sala riunioni, talvolta adibita a spazio espositivo e un’area didattica. Esternamente al museo si effettuano visite guidate all’Impianto Idrovoro di Bagnetto e passeggiate guidate lungo i sentieri dell’area naturalistica e di riequilibrio ecologico della Cassa di Espansione del Canale Dosolo sotto la guida di un palmare dotato di un sistema di localizzazione satellitare messo a disposizione dal museo. La gestione dell’Ecomuseo dell’Acqua è affidata congiuntamente ai Consorzi della Bonifica Burana e Renana. L’Ecomuseo è anche sede di incontri, laboratori e letture sul tema dell’acqua e dei suoi effetti sugli ecosistemi, di ecologia, agricoltura e tanto altro ancora.

PONTE DI BAGNO Si tratta di un Ponte a volte romaniche (parzialmente distrutto da un crollo) costruito sul fiume Reno nel 1883 per permettere maggiori scambi commerciali tra il comune e il Centese. Nel 2001 l’allora Provincia di Bologna ne aveva previsto la demolizione, annullata dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e il Paesaggio di Bologna con questa motivazione: “il ponte costituisce un fondamentale elemento di grande valenza paesaggistica nella connotazione ambientale della zona e si configura quale pregevolissimo esempio di costruzione ingegneristica del XIX secolo, mai alterato dall’epoca della sua costruzione”.


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