FORNOVO DI TARO
Fornovo di taro è un comune italiano di 5 997 abitanti. È situata sul Taro, il fiume più importate della provincia di Parma, ed è un affluente del fiume Po.
Pieve di Santa Maria Assunta
Edificata originariamente nel IX secolo, la chiesa fu ricostruita in stile romanico intorno alla metà dell'XI secolo; agli inizi del XII fu aggiunto un esonartece, chiuso e inglobato nell'edificio nel secolo successivo; tra il 1712 e il 1745 la pieve fu modificata internamente in forme barocche, ma le aggiunte furono eliminate tra il 1927 e il 1942, con complessi interventi volti a riportare in luce l'aspetto romanico perduto. La facciata è decorata con alcune sculture duecentesche incastonate, in parte provenienti dall'antico ambone dismesso nel XVI secolo; all'interno il nartece conserva il colonnato con capitelli dell'XI secolo, mentre il paliotto dell'odierno altare maggiore è costituito dalla lastra duecentesca del Martirio di Santa Margherita, anch'essa ricavata dal distrutto pulpito; la pieve custodisce inoltre una pregevole croce-reliquiario in bronzo, risalente al X o XI secolo.
Villa Carona
Il castello fu costruito nel XIII secolo dai Rossi. Si hanno le prime notizie di un forte a Carona nel 1248, quando Bernardo Rossi fortificò il borgo per difendersi dai Guelfi. A metà del XIV secolo figura di proprietà di Giacomo de' Rossi. Nel 1408 fu preso dai Terzi, ma poco tempo dopo ritornò tra i possedimenti rossiani. In questo periodo il coste era conosciuto come "Castel Maria di Caronia", in onore a Pier Maria II de' Rossi.
Nel 1480 Pier Maria Rossi, assegnò nel suo testamento il castello di Carona come altre rocche dell'appennino al figlio Bertrando. Nel 1482 nell'ambito della guerra fra i Rossi e Ludovico il Moro il castello fu occupato dalle truppe ducali, venendo però prontamente ripreso da Guido de' Rossi.
Al termine della guerra che sancì la sconfitta di Guido il castello passò a Bertrando, legittimo erede.
Nel 1495, durante la Battaglia di Fornovo (parte della Prima guerra italiana) tra gli eserciti francese e della Santa alleanza anti-francese, il castello venne incendiato dalle truppe svizzere al soldo del re francese Carlo VIII.
Ereditato insieme al feudo di Berceto da Troilo I de' Rossi alla morte dello zio Bertrando, entrò a far parte dei domini dei Rossi di San Secondo sino a che Scipione I de' Rossi, oberato dai debiti contratti, non lo cedette nel 1666 al comune di Parma che lo lasciò in stato di abbandono. Nel XVIII secolo i gesuiti costruirono sui pochi resti del castello la Villa dei Gesuiti, adibita a Convitto Nazionale Maria Luigia. Del castello non è rimasto più nulla, dato che sopra di esso è stata edificata la già citata villa.
Miniera petrolifera di Vallezza
Utilizzato da secoli dagli abitanti della val Sporzana, il petrolio di Vallezza iniziò a essere estratto con tecniche moderne a partire dal 1868; dopo le prime ricerche infruttuose compiute da varie compagnie, a partire dal 1905 la Società Petrolifera Italiana trivellò con successo numerosi pozzi in tutta l'area compresa tra Neviano de' Rossi e Selva Smeralda; il sito divenne un'importante fonte di approvvigionamento energetico per l'Italia soprattutto dopo il 1930, tanto che durante la seconda guerra mondiale fu bombardato 22 volte e raso al suolo, ma fu ricostruito nell'immediato dopoguerra, nonostante alcuni pozzi risultassero già esauriti; il declino iniziò nel 1965 e nel 1994 l'Agip dichiarò ufficialmente esaurito il giacimento, abbandonando il campo petrolifero;[11] in seguito alla stipula nel 2011 di una convenzione tra il dipartimento di ingegneria civile, dell'ambiente e del territorio e architettura (DICATeA) dell'Università degli Studi di Parma, il Comune di Fornovo di Taro e la società Gas Plus Italiana, proprietaria dell'area petrolifera dal 2005, fu realizzato il sito internet del museo virtuale e furono redatti lo studio di fattibilità e il progetto pilota del museo parco, esteso all'intera vallata.