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FONTANELICE

FONTANELICE

Fontanelice (1.936 abitanti) è situato nella valle del Santerno, a monte della vena del gesso, a 18 km da Imola, tra i comuni del Nuovo Circondario Imolese.  L’origine di Fontanelice, come quella di altri centri abitati, affonda le sue radici nella preistoria, come si evince dai frammenti dell’età della pietra che aumentano nel periodo villanoviano, etrusco, celtico e soprattutto romano. Nell’anno 554 sorse l’antico castello fondato dall’imolese Orazio Coralto, lascito del generale bizantino Narsete, dopo la battaglia vinta con i Goti invasori, originando il successivo sviluppo urbano, di carattere medioevale, ancora oggi evidente nell’impianto del centro abitato. Il nome di Fontanelice si ricollega sempre all’acqua, il suo simbolo storico. Secondo un’antica leggenda, datata 1364, un giovanotto di pianura si avventurò nella valle del Santerno, si addormentò ai piedi di un albero e fu svegliato da una  ninfa del bosco, di cui si innamorò perdutamente. I due violarono le leggi della foresta, e per scampare alla morte certa, potevano solo scegliere di reincarnarsi in un elemento naturale. Il ragazzo scelse di diventare una pianta di leccio, mentre la ninfa si tramutò in una sorgente sgorgante ai piedi del leccio: così accadde e da allora il paese si chiamò Fontana Elice.

PORTA DI FONTANA ELICE L’arco contraddistingue la porta di accesso a Piazza Roma, costruito nel 1842 in sostituzione dell’antica porta del castello di Fontana Elice. Fin dall’epoca medioevale il paese o Castello di Fontana venne circondato da mura con un unico accesso. La comunità prestò storicamente particolare attenzione alla conservazione delle mura e alla manutenzione della porta, simbolo del borgo. Anticamente, pare che davanti alla porta ci fosse un fossato piuttosto profondo, detto Rio della Porta. Alla sera veniva serrata per essere riaperta al mattino, anche se non si hanno notizie circa il periodo di interruzione di questo rituale. Negli ultimi tempi gli accessi al castello erano doppi: un’entrata di servizio, riservata al passaggio dei pedoni, ed un’altra parallela leggermente più larga, ma insufficiente per il passaggio dei carri; entrambe situate circa nel punto dove sorge l’arco. Sia l’una che l’altra versavano in pessimo stato e necessitavano comunque di un’opera di restaurazione totale.

MUSEO ARCHIVIO MENGONI Nasce da una donazione di Carlo Basile, erede dell’architetto fontanese, ed è stato inaugurato nel 2002 dopo un approfondito lavoro di inventariazione e catalogazione del materiale, promosso da diversi enti provinciali, comunali e regionali. Raccoglie ed espone documenti e progetti di Giuseppe Mengoni, donati al Comune dagli eredi dell’ingegnere-architetto fontanese, personalità di spicco dell’architettura italiana del XIX secolo, autore del progetto grandioso della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano e della sede della Cassa di Risparmio in Bologna. L’archivio raccoglie oltre 1700 documenti progettuali prodotti dallo studio milanese dell’architetto: la parte più consistente è costituita da materiale di progetto, documentazione fotografica, cartografica e scritta, prodotti e utilizzati per la costruzione della Galleria Vittorio Emanuele II a Milano e la sistemazione delle aree ad essa circostanti. Si segnalano inoltre, elaborati relativi ad interventi progettati e in parte realizzati a Bologna, la proposta per il “Piano per Roma” e disegni realizzati dall’architetto durante il periodo in cui frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Questo fondo documentale rappresenta un patrimonio di indubbio valore per l’architettura moderna, perciò l’Archivio si propone anche come Centro studi per l’architettura, che promuove annuali Giornate di studi mengoniani, attività di studio e didattica nelle scuole, consultazione e ricerca.

CHIESA SS. PIETRO E PAOLO Le origine della chiesa dei SS. Pietro e Paolo appaiono incerte, anche se le fonti più accreditate ritengono appartenesse già ai Servi di Maria nel 1548. Ribattezzato come  Santuario Madonna della Consolazione, è costituito da un’unica navata con sei altari ai lati eseguiti su disegno del prof. A. Raule di Bologna. All’interno sono conservate alcune opere di T. Della Volpe, fra le quali una raffigurante  S. Anna con Maria bambina, e una tela dipinta dal pittore imolese Tonino Dal Re con Padre Pio da Pietralcina. Oggetto del culto è l’icona della Vergine a mezzo busto con il Bambino che regge il mondo, risalente al secolo XIV, di chiaro richiamo orientale. Nel 1672 le autorità comunali decretarono l’incoronazione della sacra immagine, a seguito di un violento terremoto e fissarono la festa della Madonna l’8 settembre di ogni anno. La chiesa fu distrutta durante il secondo conflitto mondiale e ricostruita, con lo svettante campanile, come appare oggi giorno.

CHIESA DI GAGGIO E’ la storia dell’evoluzione dei ruderi di un antico castello medievali trasformati in un luogo di preghiera, dedicata alla Vergine della SS. Misericordia. Don Renaldo Giberti e la Diocesi di Imola hanno deciso di restaurare e mettere a disposizione dei fedeli la località di Gaggio, a 3 km da Fontanelice. La vecchia canonica è diventata una piccola foresteria, curata da volontari e i resti del castello sono ancora presenti e ben visibili dove sorge la chiesa ottocentesca, all’interno della magnifica cornice paesaggistica offerta dalle colline dell’appennino romagnolo.

TORRE DI FORNIONE  Le origini di Fornione risalgono al 1102 e il suo nome deriva dalle fornaci di epoca romana.  Nel 1265 era un unico Comune con Gaggio, poi concesso da Papa Giulio II in feudo agli Alidosi (1507). La  Torre fu edificata  nel 1560 sotto la signoria alidosea. Dapprima è stato realizzato il maschio di una costruzione che doveva essere molto più ampia, ma la signoria cadde  presto in disgrazia. Nel 1567 venne aggiunta una costruzione più bassa con la Sala Magna dal soffitto in legno dipinto, con una fascia di 18 grandi medaglioni che riportavano i ritratti degli Alidosi, attribuiti al pittore faentino Pasini Giuseppe. Fino al 1650 la torre appartenne  agli Alidosi per passare poi alla Santa Sede e quindi agli Spada.

ROCCA DI MONTE BATTAGLIA Nell’appennino tosco-emiliano, a cavallo tra le valli del Senio e del Santerno, si giunge alle pendici del Monte Battaglia (715 m) tramite la panoramica Strada della Lavanda.  Luogo di importanza strategica, è stato nel corso dei secoli teatro di scontri e battaglie epiche, tra  Goti e  Bizantini, tra i feudi  in epoca medievale, fino ai combattimenti tra il 24 settembre e l’11 ottobre del 1944 tra Alleati e tedeschi sulla Linea Gotica , di cui resta memoria nel monumento bronzeo dello scultore Aldo Rontini nella piazzetta limitrofa. L’origine del nome Battaglia è ancora oggi un enigma irrisolto, fra le varie ipotesi le più accreditate individuano nel toponimo un’alterazione del termine longobardo pataia, cioè lembo di stoffa che sventola, ovvero vessillo o bandiera mossa dal vento sulla cima della torre di Monte Battaglia. Le prime notizie certe sulla rocca risalgono ad documento del 1154 che cita il luogo come “castrum de Monte Battalla” . Posta sul punto più alto, dell’antica rocca a cui Caterina Sforza (1494)aggiunse un bastione restano  tracce residue; ad un primo sguardo si può pensare più ad una torre di vedetta, ma tutto intorno si possono ancora osservare i resti delle mura perimetrali, delle antiche fortificazioni, oltre un troncone della torre. In vetta, meta finale di percorsi ed escursioni storico-naturalistiche, si gode una vista panoramica unica che tocca tutta la pianura romagnola, le alpi prevenete e il mare Adriatico.

LA SALITA DEL CANE (KM 1,9) E’ un percorso che parte dal centro di Fontanelice per arrampicarsi fino all’incrocio con la Strada della Lavanda. E’ un tragitto molto apprezzato dai cicloturisti con pendenze medie del 17-18% con punte al 22%. Al termine della salita l’Amministrazione Comunale, con il contributo dalla Mercatone Uno ha realizzato un monumento dedicato a Marco Pantani, opera dell’artista Germano Sartelli. 

La salita è stata inserita  in manifestazioni ciclistiche di rilievo quali la Coppa Placci ed annualmente nel Cicloraduno organizzato dalla C.M.A. di Imola


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