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LANGHIRANO

LANGHIRANO

L'abitato è situato in prossimità del torrente Parma, circondato da numerosi stabilimenti per la lavorazione e la stagionatura del Prosciutto di Parma, apprezzato ed esportato in tutto il mondo.
Monumenti e musei: Museo del Risorgimento "Faustino Tanara" presso Municipio e il Castello di Torrechiara a 5 Km da Langhirano, Museo del Prosciutto di Parma di Langhirano.

La località è inoltre posta lungo la "Strada del Prosciutto e dei vini dei colli".

MUSEO DEL PROSCIUTTO

Il Museo del Prosciutto sorge all'interno dell' ex Foro Boario di Langhirano, un edificio del 1928 storicamente destinato alle contrattazioni del bestiame.

Il percorso espositivo ricostruisce, da una parte, il processo di produzione dei pregiati prodotti dell'arte salumaria parmense "dal suino ai salumi", dall'altra costituisce una sorta di viaggio ideale dall'antica norcineria fino alle metodologie della produzione odierna, evidenziando come l'evoluzione delle tecniche non abbia intaccato l'assoluto rispetto dei processi originari.

Il Museo si sviluppa in otto sezioni tematiche che esibiscono materiali fotografici, documenti storici, macchinari e proiezioni audio - visive.

Si inizia con il territorio parmense e le sue produzioni agro - zootecniche nell'antichità per terminare con il Prosciutto di Parma e il suo Consorzio.

Le altre sezioni riguardano le razze suine del passato e quelle odierne, il sale e la conservazione degli alimenti quale premessa all'attività salumiera, la norceria tradizionale, il prosciutto e gli altri salumi parmigiani nella storia, l'impiego gastronomico dei salumi, l'evoluzione delle tecniche e degli spazi nella lavorazione del prodotto.

CASTELLO DI TORRECHIARA

Posto nelle prime propaggini dell'Appennino, a sud della città di Parma, in una zona collinare da secoli coltivata a vigneti, in posizione strategica su di un'altura che domina la sottostante vallata percorsa dal torrente Parma, il castello gode di un panorama di grande fascino, sia verso lo sbocco della valle sia verso la città ed è senza dubbio uno dei più notevoli esempi di architettura fortificata non solo dell'Emilia Romagna, ma di tutta Italia.

Fu fatto costruire tra il 1448 e il 1460 da Pier Maria Rossi, conte di San Secondo, grande condottiero al servizio dei Visconti, perché, da un lato, controllasse lo sbocco del torrente Parma nella pianura e rafforzasse quello scacchiere fortificato, che garantiva gli accessi dalla Liguria e dalla Toscana, in mano alla sua famiglia, e, dall'altro , per farne la sua dimora con l'amata Bianca Pellegrini da Arluno.

La rocca, che mostra l'influenza dei castelli sforzeschi-viscontei, nasce dunque non solo come strumento di difesa, ma anche come dimora signorile, fondendo strutture difensive e residenziali.

Il castello di Torrechiara, composto dal maniero e dall'antico borgo alto, è costruito su una piattaforma murata posta al sommo di un colle terrazzato (a m.278 s.l.m.): i lati orientale e meridionale della piattaforma sono stati costruiti artificialmente, come rivelano i numerosi locali sotterranei ricavati all'interno dei bastioni delimitati dal primo giro di mura, oggi visitabili, dopo un attento lavoro di recupero, conclusosi nel 2006.

Torrechiara, il borgo

Il castello è delimitato da un doppio fossato con ponti levatoi e, pur soggetto a vari ingrandimenti e restauri, conserva la sua mole di epoca tardomedievale, con quattro torri angolari a forma quadrata : a nord il mastio, detto torre del leone, stemma nobiliare dei Rossi, di altezza doppia rispetto agli altri; a nord est di S.Nicomede, sopra l'omonimo Oratorio; ad ovest del Giglio; ad est della Camera d'oro. Le torri sono collegate da una doppia cortina muraria a merlature ghibelline, che definiscono un cortile rettangolare, detto Cortile d'onore (lato lungo m.26,55). Il cortile ha un lato porticato con volte a crociera e colonne in laterizio, nel primo ordine, e arenaria nel secondo, con soprastante loggiato. Vi si accede attraverso un lungo passaggio coperto. Verso la fine del XVI secolo furono sul fronte orientali innestati, sulle torri angolari della seconda cinta , due corpi di fabbrica con soprastanti terrazze coperte, creando un belvedere che domina su un amplissimo panorama.

Dal cortile, che conserva quasi intatta l'impronta stilistica quattrocentesca, si accede all'oratorio di S.Nicomede (torre nord-est), con portone originale costellato di borchie coi monogrammi di Bianca e Pier Maria e affreschi di Cesare Baglione: qui i due amanti si sarebbero fatti seppellire, come sembrano testimoniare due lapidi.

L'interno del castello è ricchissimo di sale affrescate, principalmente a temi naturalistici, fantastici e a grottesche.

Al piano terreno, le decorazioni delle sale di Giove, del Pergolato, della Vittoria, del Velario sono da ascriversi a Cesare Baglione, mentre la sala degli Angeli, con richiami alla cupola del Correggio nel Duomo di Parma, ad anonimo parmense dei primi decenni del ‘600, e la sala degli Stemmi è di epoca sicuramente posteriore.

Torrechiara, la camera d'oro

Al piano superiore è il grande salone degli Acrobati, con affreschi sempre di Baglione e di Giovan Antonio Paganino (ultimi decenni del ‘500) e la più famosa Camera d'oro (torre di nord-est), la stanza nuziale che deve il suo nome alle foglie d'oro zecchino che un tempo rivestivano le formelle alle pareti, affrescate tra il 1460 e il 1462 da Benedetto Bembo (1420-25-1493?) , o, secondo recenti ipotesi attributive, dal meno noto fratello Gerolamo, con scene, nelle lunette della volta, del rituale dell'amore cavalleresco e, nelle vele, del pellegrinaggio d'amore di Bianca che va cercando, di castello in castello, l'amato, a celebrazione della potenza dell'amore e della vastità dei sui domini, restituiti con grande cura di particolari in vedute molto importanti dal punto di vista iconografico.

Torrechiara, affreschi

Gli stucchi in bassorilievo e le splendide formelle in terracotta con gli stemmi dei due amanti fanno di questo ambiente un esempio unico delle raffinatezze tardogotiche che caratterizzarono la corte di Francesco Sforza. Sullo stesso loggiato, su cui si affaccia la Camera d'oro, si snodano altre tre stanze dipinte dal Baglione, recentemente restaurate, dette dell'Aurora, del Meriggio e del Vespro, decorate con una serie di spettacolari panorami.

La Camera d'oro fu, nel suo arredo, completamente ricostruita su progetto dell'architetto Lamberto Cusani, dai pittori Amedeo Bocchi e Daniele De Strobel, dall'ebanista Ferdinando dell'Argine, dagli scultori Renato Brozzi ed Emilio Trombara, per rappresentare l'Emilia Romagna all'esposizione etnografica di Roma del 1911, nell'ambito delle celebrazioni dell'Unità d'Italia (1861-1911).

Nel 2004 la Soprintendenza BAP dell'Emilia, che in consegna il castello, ne ha curato un nuovo allestimento, con la ricollocazione filologica degli arredi superstiti (tra cui il letto con alzata con coperta nuziale, il tavolino, il banco da preghiera, la cassapanca) e la variazione del percorso di visita, che da qui ha inizio, quale antefatto introduttivo alle sale quattro-cinquecentesche e alla Camera d'oro originale e testimonianza del clima culturale parmense di inizio Novecento.

Il castello è sede di numerosi spettacoli estivi, tra i quali il Festival di Torrechiara "Renata Tebaldi" ed è stato spesso usato, proprio perché molto ben conservato e ricco d'atmosfera, quale set cinematografico di film come Ladyhawke di Richard Donner.







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