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RAVARINO

RAVARINO
Ravarino conta circa 6.000 abitanti. Il territorio comunale è costituito dal capoluogo, dalla frazione Stuffione e dalle località di Rami, Villa e Casoni.
Ravarino viene citato ufficialmente per la prima volta il 27 marzo 1002, in un documento  in cui  l’Abate Rodolfo affitta,  ad Albrico del fu Gisone da Sala, terreni “et in loco Ravarino” per un canone annuo di “quattro denari lucchesi buoni e spendibili…”.
In periodo napoleonico il Comune di Ravarino fu aggregato, quale sezione, dapprima a quello di Crevalcore nel 1804, poi dal 1810 a quello di Nonantola sotto il quale rimase fino all’ unità d’ Italia (autunno 1859) allorquando riacquistò la propria autonomia.
Principale caratteristica di Ravarino è stata la lavorazione della paviera (erba palustre) con la confezione di sporte e stuoie.

CHIESA DELLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE
(Attualmente chiusa)
L’attuale Santuario pare sia la terza chiesa, edificata in loco sulle fondamenta del primo oratorio dall’ architetto Silvestro Campiotti intorno alla metà del secolo XVIII.
La prima chiesa venne costruita nel 1506 dal Conte Guido Rangoni, feudatario della Contea di Ravarino e Castel Crescente, ed il 10 ottobre del 1509 il Cardinale Giuliano Cesarini, Abate Commendatario dell’ Abbazia di Nonantola (1505-1510), la eresse in parrocchia con il titolo di “Sancta Maria de Gratijs”, Santa Maria dalle Grazie, giuspatronato della famiglia Rangoni, staccandola da Ravarino. Tra gli eccellenti quadri, notevolissimi sono il “Transito di San Giuseppe”, dipinto intorno al 1730 dal bolognese Giuseppe Maria Crespi (1665-1749) detto lo Spagnolo. Il quadro raffigura la morte di S.Giuseppe  assistito da Maria, Gesù ed un angelo. Quadro molto intimo ricco di riferimenti alla vita quotidiana; la “Madonna di Monserrato” che il pesarese Simone Cantarini (1612-1648), allievo del Reni, dipinse nel 1637; committente il Senatore bolognese Girolamo Bolognini. Notevoli anche le piccole Stazioni della Via Crucis in terracotta policroma. Da segnalare anche un organo di Agostino Traeri (sec. XVIII; attribuzione) con materiale di Antonio Colonna (1647), restaurato da Paolo Tollari nel 1986.


CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
L’orientamento canonico da ovest ad est ne dimostra la notevole antichità. Dedicata dapprima ai Santi Cosma e Damiano, poi a San Giovanni Battista, nel 1199 appare quale Rettoria sotto la congregazione della “Pieve di Santa Maria di Bodruncio o Abrenunzio”.
Soppressa quella Pieve intorno alla metà del ‘400, la Chiesa di Ravarino diventa parrocchia di tutto il territorio comunale. Nel 1862 viene rifatta sulle antiche fondamenta in simpatico stile campagnolo con accentuata e caratteristica atmosfera spirituale, ma dal 1960 ha subito devastanti interventi che l’hanno deturpata. E’ raffigurata in un disegno eseguito nel 1688 dal perito Pellegrino Malagoli insieme al campanile sormontato da una cuspide conica di schietta ispirazione ravennate che ne attestava la grande antichità, crollato per vetustà nel 1710.  Davanti ad essa si tenevano le pubbliche adunanze, come quella del 21 settembre 1310 nella quale gli Amministratori Comunali dettero Ravarino a Bologna. Da segnalare la balconata con organo e una fonte battesimale del ‘400

PALAZZO DI DONNA CLARINA
In origine proprietà dei Rangoni, fu ereditato nel 1700 da Donna Clarina Rangoni, da cui il nome di “Palazzo di Donna Clarina”. È una tipica corte chiusa con palazzo padronale al centro e fabbriche ai lati ove erano poste le scuderie e le abitazioni della servitù. Di grande bellezza la torre cinquecentesca che si innalza alla sinistra del caseggiato.
PALAZZO RANGONI (Attualmente chiusa)
Posseduto dai Rangoni già nel 1370, è un complesso costituito da due palazzi contigui che formavano un tempo una corte chiusa articolata in tre corpi (una parte centrale più due ali laterali). Il nuovo palazzo (costituito da parte centrale e ala settentrionale) fu iniziato dai Rangoni nel 1611 e mai portato a termine. Di particolare interesse lo scalone d’onore e i soffitti a volta con fasce su stucchi che riportano con grande frequenza la conchiglia, simbolo dei Rangoni.

VILLA BONASI-BENUCCI
Si tratta di una splendida villa edificata dai Bruini nella prima metà dell’800 e passata in eredità ai Benucci. L’edificio padronale, costruito in stile impero con altana centrale sul tetto fu ridotto all’odierna copertura fiorentina all’inizio del secolo scorso. Il magnifico parco fu ideato e costruito in seguito dall’ingegner Filiberto Benucci; nella sua parte meridionale fu ricostruito l’oratorio della Madonna della Neve che prima si trovava presso il casino Pedretti, ora Dareggi.

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