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MEDOLLA

MEDOLLA
Medolla è un centro agricolo e industriale dell’area nord della provincia di Modena situato a circa 25 Km dal capoluogo Due le frazioni, Villafranca e Camurana, oltre ad alcune località minori come Malcantone, Montalbano e Bruino, per un totale di circa 6.300 abitanti.
Boschi, nebbia e paludi. Erano questi gli elementi dominanti del paesaggio della Bassa modenese, quando nel 776 Carlo Magno donò all’abbazia di Nonantola la Pieve di Camurana, con le chiese e gli edifici a essa connessi. Don Francesco Gavioli e Claudio Malagoli sostengono nella loro “Medolla e il suo territorio comunale”, che la Pieve di Camurana esisteva “per certo” già dal VI secolo. Erano tre i castelli che difesero il paese: Camurana, Medolla e Villafranca. Quelli di Medolla e Camurana erano già scomparsi nel XIV secolo, lasciando pochissime tracce. Il castello di Villafranca, invece, distrutto, assieme a quello di Medolla, il 13 luglio del 1330 da Malatesta dei Malatesti, fu poi riedificato e nuovamente distrutto al principio del secolo XV.
Dal 1355 Medolla e le sue frazioni seguirono le vicende di Modena e degli Estensi e le guerre che questi dovettero sostenere per mantenere l’autonomia politica. Nel 1629 calarono nella Bassa i Lanzichenecchi che si abbandonarono a razzie e devastazioni. Durante l’estate esplose una terribile epidemia di peste. Medolla, Camurana e Villafranca furono recintate da sbarre e sorvegliate da guardie che costituivano un severo “cordone sanitario”. Dal settembre del 1629 al gennaio del 1631 morirono di peste nel nostro territorio 156 persone.
Nel 1704 le truppe francesi e austriache passarono per Medolla, lasciandosi alle spalle rovine e morti. Nel 1705 la collinetta di Montalbano fu utilizzata dai francesi per cannoneggiare l’assediata Mirandola. Solo nel 1748, con la pace di Aquisgrana, tornò la pace che avrebbe assicurato un cinquantennio di relativa calma. Nel 1796 con la calata di Napoleone, Medolla, come tutto il modenese, conobbe un nuovo periodo di lutti, miserie, rivolte contadine e carestie. Controversa l’etimologia di Medolla. L’ipotesi più accreditata è che derivi dal latino “Medulla”, deformazione di Medolla, ovvero capanna di paglia che fu la dimora dei primi medollesi in una terra allora inospitale e paludosa.


CHIESA PARROCCHIALE (Attualmente chiusa)
Nel centro di Medolla, seppur gravemente danneggiata dal sisma del 2012, c’è la chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Senesio e Teopompo, la cui festa cade il 21 maggio. Le prime notizie della chiesa si trovano in un atto notarile datato maggio 1197. Nel 1600 diversi documenti attestano che davanti all’edificio sorgeva un porticato. La chiesa subì nel corso degli anni continui rimaneggiamenti: ampliamenti e interventi di varia natura.
Nel corso del 1700, per esempio, furono eseguiti numerosi lavori in seguito ai quali “la chiesa fu riedificata sin quasi dai fondamenti”. L’attuale facciata fu costruita nel secolo XIX su disegno dell’architetto ducale Sola di Vignola. Nell’edificio, dall’interno sobrio ed essenziale, sono conservati un prezioso reliquario del XVI – XVII secolo, un crocifisso ligneo policromo e una tela del tardo 800 del pittore Fermo Forti, raffigurante il martirio dei santi Senesio e Teopompo. Il dipinto di oltre due metri di altezza, costò 400 lire italiane: 200 furono pagate all’atto della consegna (1880), le altre in due rate annuali.

OASI SAN MATTEO
In via Rubadello, è presente l’Oasi S. Matteo, dedicata alla flora e fauna del territorio.  
All’interno dell’Oasi, sono presenti diversi progetti, interessanti sia per i bambini ma anche per gli adulti. Il Comune di Medolla, insieme all’associazione “Le Cicogne”, ha cercato, di dar vita ad un’area stimolante che valorizzi gli aspetti tipici della nostra zona, creando percorsi natura, punti di osservazione della fauna presente ed un’aula didattica utilizzabile dalle scolaresche, allo scopo di trasmettere alle future generazioni una conoscenza, la più scientifica possibile dei temi ambientali e faunistici.

TEATRO FACCHINI (Attualmente in fase di recupero)
Sorto in epoca fascista sulla piazza principale a poca distanza dal Municipio, il teatro, gravemente danneggiato dal sisma del 2012 (ma la riapertura è prevista per ottobre 2018) è costituito da un solido corpo unico a pianta rettangolare, esternamente è di gusto assai semplice. La facciata, priva di particolari decorativi degni di rilievo, contiene pochi cenni che ne indicano il periodo di edificazione: le cornici delle finestre al primo piano, il fastigio e il balconcino posti al centro. Progettato da Araldo Vincenzi di Mirandola, con successive modifiche apportate dall’ingegnere Renzo Bertolani, questo teatro viene costruito a partire dal 1927, portato a termine in un anno, è inaugurato il 27 ottobre 1928 con l’opera Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizzetti ed è denominato “Teatro del Littorio”. Una planimetria redatta nel 1940 mostra un impianto essenziale, costituito da atrio, pianta a U con una sola galleria che segue i tre lati della sala e un palcoscenico dotato di sottopalco. Negli anni del secondo dopoguerra, tra il 1946 e il 1948, il teatro ha mutato denominazione ed è diventato “Teatro Weber Facchini” in ricordo di un giovane partigiano di medollese fucilato nel 1945. Nel secondo dopoguerra l’edificio subirà una serie di modifiche sostanziali che, all’interno, ne modificheranno definitivamente la fisionomia. Dapprima sono i lavori di ammodernamento del 1957 poi una sostanziale trasformazione del 1959 riconfigura la sala: palcoscenico, poltrone, gallerie, impianti e schermo cinematografico, in quanto da quel momento questa rappresenterà l’attività principale del Facchini.

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