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SAN PIETRO IN CASALE

SAN PIETRO IN CASALE

San Pietro in Casale (12.293 abitanti) è un centro della pianura bolognese tra il Navile e il Reno, situato  nella zona in cui il fiume svolta verso  sud-est, raggiungibile sull’asse della Via Galliera. Il comune aderisce all’Unione Reno-Galliera e fa parte della rete italiana Città Sane –OMS. Il nome del paese deriva semplicemente da quello del suo patrono, San Pietro, e dal casale da cui si sviluppò il comune. Nonostante fosse in mezzo a paludi insalubri, quasi tutto bosco e palude, il suo territorio era già abitato in epoca romana, periodo di avvio all’opera di bonifica che lo rese un borgo rurale  storicamente controllato dallo  Stato Pontificio fino al  XVIII secolo, quando si delineò l’impianto urbanistico attuale e Napoleone elevò il paese a titolo di Comune. Il piccolo ed elegante centro storico di S. Pietro in Casale è il punto di riferimento di una comunità sparsa fra nove frazioni, a metà strada con Ferrara, che conservano tracce secolari di un’area legata alla tradizione agricola e alla natura che si riflettono nelle festose sagre gastronomiche e patronali.

CHIESA DI SS. PIETRO E PAOLO Si affaccia in piazza Giovanni XXIII la chiesa riedificata dal 1856 e intitolata ai patroni della città. L’elegante edificio è fiancheggiato da un campanile che conserva le forme romaniche nella parte inferiore ricordandone le origini medievali, mentre la cella a bifore è dovuta a un’elevazione del ‘500. Al suo interno si trovano interessanti dipinti di scuola ferrarese della prima metà del Cinquecento, una tela dedicata ai Santi Pietro e Paolo di scuola guercinesca, una Santa Cecilia attribuita al Gandolfi e un San Vincenzo Ferreri di Ercole Graziani risalente al XVIII secolo. L’altare maggiore è un’opera in bronzo opera dello scultore Mauro Mazzali, autore di diverse sculture realizzate nel Duemila che inorgogliscono la piazza: il monumento, in pietra e bronzo, con i simboli dei Santi Pietro e Paolo, collocato sul sagrato; il bassorilievo commemorativo del bombardamento aereo del 9 settembre 1944 realizzato ed il portale dell’attiguo Oratorio della Visitazione, un capolavoro che racconta, con abilità e grazia, attraverso otto splendide formelle in bronzo, la storia della salvezza.

MUSEO CASA FRABBONI Aperto al pubblico il 13 dicembre 2003, il museo sorge in pieno centro cittadino, all’interno del Parco culturale urbano ed ospita al suo interno il primo nucleo del Museo della Città di San Pietro in Casale e ampie sale espositive per mostre temporanee. La casa dell’artista Guido Frabboni (1926-1994) è parte di un’ex barchessa, in cui ha abitato e lavorato per lungo tempo il pittore, che ha donato al Comune la sua dimora, e il suo patrimonio di circa duecento opere, oltre le sue collezioni di maioliche ed icone. Le sale destinate alle esposizioni temporanee si trovano al piano terra e al primo piano dell’edificio, mentre al secondo piano sono collocate le collezioni delle opere di Frabboni e del pittore e scultore casalese Raimondo Rimondi.  Tra i numerosi artisti che hanno esposto a Casa Frabboni si segnalano Nicola Zamboni, Sara Bolzani, Sergio Zanni, Mauro Mazzali, Franco Mauro Franchi e Donatella Schilirò. 

CASONE DEL PARTIGIANO Situato nel territorio comunale nella frazione di Rubizzano, si staglia di fianco agli argini un edificio rivestito di canne che ricorda l’antico casone del guardiano della valle, crollato in seguito ai cedimenti dovuti alle bonifiche. La sua costruzione è databile al Settecento, nel mezzo di una vasta palude, a margine delle risaie. A settantatre anni dalla fine della 2ª guerra mondiale, il Casone del Partigiano di Rubizzano  rimane un simbolo della Memoria partigiana nella pianura bolognese. Qui, nello stesso luogo dove si rifugiarono i partigiani durante la rivolta contro i tedeschi e i fascisti, la Festa della Liberazione, che si tiene il 24 e 25 aprile, assume un significato ancora più profondo, con  l’iniziativa Suoni Resistenti, una piccola rassegna di gruppi musicali in concerto, spettacoli e cultura a cura dell’Associazione Primo Moroni, che riscalda la vigilia di Liberazione. Per lungo tempo raggiungibile solo in barca, il casone servì nell’ultima guerra come base della 2a Brigata Partigiana “Paolo”, che organizzò l’insurrezione del 22 Aprile 1945.  Grazie al nuovo allestimento museale all’interno del casone si potrà ascoltare, attraverso tracce di audio diffusione, un’inedita narrazione che permetterà al visitatore di immergersi nell’atmosfera del periodo della Resistenza: si immagina un incontro nei giorni della liberazione in cui si ripercorrono i momenti salienti della Resistenza in pianura e delle vicende accadute nella zona, ovvero la battaglia, l’operazione Herring e la decisione di respingere i tedeschi per evitare il bombardamento. Infine, all’interno del nuovo padiglione, è possibile visitare il nuovo percorso allestitivo che si articola in pannelli espositivi permanenti in cui vengono raccontati i principali aspetti della lotta di liberazione nella battaglia del casone nell’aprile 1945, i tipi di azioni di contrasto messi in campo dai partigiani, l’operazione Herring e un focus sul partigiano Alfonsino Saccenti. Al suo interno conserva inoltre cimeli del periodo bellico e lapidi alla memoria dei Martiri per la Liberazione. Il territorio della provincia di Bologna non fu libero d’un sol colpo la mattina del 21 aprile 1945. Il primo Comune liberato fu Castel del Rio il 27 settembre 1944, gli ultimi furono Galliera e San Pietro in Casale il 23 aprile 1945 . Oggi il Casone è circondato da un fossato (scavalcato da una passerella), che ricorda l’antico ambiente vallivo, qui rimasto inalterato fino al 1948. Al centro di un recente intervento di rinaturalizzazione, le aree adiacenti ospitano una grande zona umida circondata da pioppi e salici.

MACCARETOLO E TOMBE Tra Maccaretolo e Tombe scorre la strada comunale Setti, il più evidente esempio di centuriazione romana giunto fino ai giorni nostri, al netto di quelli sopravvissuti alle devastanti piene del Reno. L’opera di bonifica compiuta dai Romani al fine di coltivare le terre paludose, suddividendo le terre in grandi appezzamenti, ai cui lati si incrociavano ortogonalmente le strade, ha segnato la storia della della pianura emiliana. La centuriazione favoriva anche il governo delle acque a scopo irriguo e la divisione dei campi in poderi, esempio caratteristico rimasto in auge nella compagna bolognese. Maccaretolo (derivante da macerie o macerazione) è forse il più antico degli abitati, contrada già prima dell’anno 1000 e Comune dal 1223. Nei suoi dintorni  sono concentrati molti reperti romani (tra cui una statua di uomo togato e alcuni capitelli, conservati presso il Museo archeologico di Bologna). A Tombe sorgeva il villaggio romano,( i cui resti rimangono completamente sepolti nella campagna), lungo l’antico corso del fiume Reno e, oltre alla produzione agricola, era dedito alla produzione di frecce per le legioni romane. Tombe conserva inoltre la trecentesca chiesa di S. Andrea, riedificata nel 1818 e contenente la pala d’altare Martirio di Sant’Andrea di Alessandro Guardassoni ed il Palazzo di Giovanni II Bentivoglio.  Eretto nel 1490 su una precedente dimora degli imperatori Antonini, nacque come residenza di campagna per le battute di caccia nella vallata, e conserva ancora le caratteristiche originarie, con lo stemma nobiliare Bentivoglio-Sforza in bella evidenza. Dopo il passaggio di Napoleone nel 1796, l’edificio entro’ a far parte dei possedimenti francesi sotto il neonato Ducato di Galliera.

147° CARNEVALE STORICO DI S. PIETRO IN CASALE La storica manifestazione del Carnevale di San Pietro, trae origine nel lontano 1871,  ed è l’occasione per assistere alle sfilate di divertenti carri allegorici e maschere passeggiando a piedi nel festante centro cittadino. Il clou della festa si tiene nella seconda domenica di Carnevale, quando i cittadini si radunano in piazza per la lettura del “testamento” di Re Sandròn Spaviròn, maschera tradizionale di San Pietro in Casale che da centoquarantasette anni appassiona il pubblico con la sua pungente satira.  Il Carnevale è infatti l’occasione dell’anno in cui Sandròn rievoca in chiave scherzosa i nomi delle persone che hanno fatto qualcosa di importante per il paese, sia in positivo, che in negativo. Al termine del suo dissacrante testamento, un fantoccio raffigurante la maschera viene bruciato come da tradizione.


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