RUSSI
La località vanta una storia bimillenaria, come attesta l’area archeologica su cui sorge una importante Villa Romana. Nel centro storico sono visibili tracce dell`antico castello, di epoca medievale, e vicino all’argine del fiume Lamone si erge il seicentesco Palazzo di San Giacomo o Delizia dei Rasponi.
A Russi sono visitabili il complesso archeologico della Villa Romana, attorniato dall`area di riequilibrio ecologico, l’Antiquarium della villa romana e la Pinacoteca, conservate all`interno dell`antico castello, e una interessante collezione privata di campane.
Due pievi degne di nota, nelle località vicine, Pieve di Santo Stefano in Tegurio a Godo (km 5) e Pieve di San Pancrazio (km 4), completano il patrimonio storico-architettonico della cittadina.
Antiquarium della Villa Romana
Il materiale archeologico esposto all’interno di questo antiquarium proviene dagli scavi della villa rustica romana, venuta alla luce nel 1938 in seguito all’estrazione dell’argilla nell’agro di Russi. All’ambiente termale evidenziato in quegli anni, seguì la scoperta della parte restante della villa nel 1951. Finora gli scavi, non ancora ultimati, hanno consentito di riportare alla luce il quartiere residenziale, l’area produttiva, parte delle terme e di un giardino-frutteto porticato. All’interno dell’impianto, articolato su una serie di peristili attorno ai quali sono disposti simmetricamente vari ambienti, sono ben riconoscibili due settori, uno abitativo (pars urbana ) ed uno produttivo (pars fructuaria ).Nella parte più orientale fin ora scavata, sono venuti alla luce le terme con ambienti in parte mosaicati e un cortile porticato contornato da un giardino-frutteto.
Chiesa di San Giacomo
La chiesa di San Giacomo Apostolo, collegata da un passetto interno all'omonimo palazzo appartenuto alla nobile famiglia Rasponi di Ravenna, fu edificata a partire dal 1750 circa per volere del Marchese Cesare Rasponi e completata nel 1774.
Il primo disegno risale all'Arch. Nicola Salvi (l'architetto di Fontana di Trevi), poi rielaborato dal bolognese Arch. Antonio Torregiani.
Il progetto di Torregiani fu poi portato a termine nel 1774 dall'arch. Cosimo Morelli che vi apportò alcune modifiche.
Pianta a croce greca, all'interno Morelli adottò l'ordine gigante-corinzio in uno spazio dominato dalla cupola con lanternino. All'esterno, con il modellato fluido dei prospetti scansiti da piatte lesene binate, compie l'unità volumetrica e funzionale con il Palazzo signorile.
Nel 1780 l'Arciduca di Milano Ferdinando, figlio dell'imperatrice Maria Teresa d'Austria, nominato Governatore Generale della Lombardia asburgica, soggiornò al Palazzo di San Giacomo insieme con la moglie Beatrice d'Este e magnificò la bellezza della chiesa sottolineando come assomigliasse alla Chiesa che l'Arch. Piermarini stava costruendo nella Villa Reale di Monza, divenuta poi reggia dei Savoia, re d'Italia.
La chiesa di San Giacomo era adornata fino agli anni'80 del XX secolo con tre tele attribuite a Cristoforo Utemperger oggi conservate presso il Museo Diocesano di Faenza, in attesa di restauro per poi essere ricollocate sugli altari.
All'interno sono sepolti il cav. Federico Rasponi e la moglie Marchesa Bradamante Guerrieri Gonzaga.
L'ultimo intervento di restauro conservativo del tetto e della lanterna, completato nel 2007, è stato reso possibile da un finanziamento della Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna.
Per approfondimenti vedasi il volume: "La nobile villeggiatura - I rasponi a Palazzo San Giacomo di Russi" a cura di Stefano Tumidei - Longo Editore, 2004
Palazzo San Giacomo
Il Palazzo di San Giacomo sorge nel territorio di Russi in prossimità dell'argine destro del fiume Lamone a circa due chilometri dal centro abitato ed è attualmente di proprietà comunale.
Le prime notizie sul palazzo sono piuttosto frammentarie: da una pergamena del Monastero dei Canonici di Porto del 1121 si desume che in quell'anno esisteva nella località una chiesa dedicata a S. Giacomo, mentre la prima notizia del castello è in un documento del 28 ottobre 1155. Il 15 maggio 1156 il Vescovo Ramberto concede quel luogo ai canonici regolari di S. Maria in Porto i quali nei sec. XV e XVI vi ebbero un piccolo monastero.
L'antico nome di Raffanara contraddistingueva la località in riferimento ad un castello andato distrutto nelle lotte tra faentini e ravennati. La tenuta di Raffanara viene acquistata dal Conte Guido Carlo Rasponi, fratello del futuro Cardinale Cesare, nel 1664. Inizia così l'ampliamento dell'antico corpo di fabbrica che porterà alla costruzione del Palazzo di S. Giacomo, residenza di villeggiatura estiva della nobile famiglia ravennate.
La facciata dell'edificio, comprese le due torri laterali, misura m. 84,50 di lunghezza, nel piano centrale i piani sono tre, cinque nelle torri laterali: una tipologia architettonica che ricorda molto da vicino il palazzo dei Farnese a Colorno ed il palazzo ducale degli estensi a Modena.
Si può presumere, dai documenti d'archivio, che l'architetto del palazzo sia stato lo stesso conte Guido Carlo.
Il portone centrale è contornato di pietra d'Istria, sovrastato da quattro mensole che sostengono il balcone con ringhiera panciuta di ferro, mentre la porta del balcone è adorna di due colonne ioniche di marmo e di due lesene. Sopra l'arco si trova lo stemma dei Rasponi con due zampe di leone incrociate e sormontate dalla testa del moretto bendato e dalla corona.
La decorazione degli interni costituisce, nonostante le menomazioni subite, forse il più vasto ciclo pittorico che ci sia giunto in Romagna fra Sei e Settecento, almeno sul fronte della decorazione privata e gentilizia.
L'intero piano nobile si presenta ancora oggi affrescato, mentre poco resta delle antiche caminiere a stucco, a parte i fronti rocaille.
Le decorazioni pittoriche si susseguono negli anni fra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento.
La galleria dei Rasponi (il progetto è attestato già nel 1688) porta le firme di Filippo Pasquali, della bottega di Carlo Cignani, e di Cesare Pronti.
Alla morte di Guido Carlo, il figlio Filippo continua i lavori di costruzione e decorazione del piano nobile fra il 1696 ed il 1698.
La tenuta di Raffanara viene acquistata dal Conte Guido Carlo Rasponi, fratello del futuro Cardinale Cesare, nel 1664. Inizia così l'ampliamento dell'antico corpo di fabbrica che porterà alla costruzione del Palazzo di S. Giacomo, residenza di villeggiatura estiva della nobile famiglia ravennate.
Cinque pittori provenienti da Roma lavorano alle decorazioni del Palazzo: Philip Jakob Worndle (figure), Ercole Sangiorgio (paesaggi), Giuliano Roncalli (quadrature), Cristof Worndle (figure) e Andreas Kindermann (fiori).
Alla morte di Filippo, l'eredità del palazzo passa al figlio Cesare che completa le decorazioni molti anni dopo la morte del padre (all'incirca nel 1750). Questa volta sono pittori di scuola bolognese, in particolare Mariano Collina, per le figure e Giovan Battista Sandoni per le quadrature.
La chiesa attigua al palazzo, dedicata a San Giacomo Apostolo, è edificata fra il 1750 ed il 1774 a cura dell'architetto Cosimo Morelli su un precedente progetto di Antonio Torreggiani che, a sua volta, aveva lavorato su un disegno dell'Arch.romano Nicola Salvi. Fino agli anni '80 del secolo scorso la chiesa era adornata con tre pale attribuite a Cristoforo Unterperger, oggi custodite presso il Seminario di Faenza.
Molti elementi architettonici del palazzo sono andati distrutti dopo rilevanti demolizioni avvenute all'inizio del XX secolo.
La proprietà del palazzo passa nel 1947 al Seminario di Faenza e nel 1975 al Comune di Russi.
Lavori di consolidamento antisismico e di messa in sicurezza sono stati realizzati fra la fine del secolo scorso ed i primi anni duemila grazie a finanziamenti europei, statali, regionali, comunali e da parte di privati, fra i quali vanno ricordati la Fondazione Banca del Monte di Bologna e Ravenna, per il restauro di alcuni affreschi, e la Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna che ha sostenuto il restauro del tetto e della lanterna della Chiesa di San Giacomo.