MINERBIO
Minerbio si estende a nord del capoluogo nella pianura bolognese, tra il torrente Idice e il canale Navile, lambito dal canale di bonifica Allacciante Circondario. Il suo territorio fa parte dell’Unione Terre di Pianura insieme ai comuni confinanti di Budrio, Granarolo dell’Emilia e Baricella. Il toponimo di Minerbio trae origine dall’antica Selva Minervese, dal nome della presenza in epoca romana di un tempio dedicato alla dea Minerva. Nacque ufficialmente nel 1231 per disposizione del podestà di Bologna, che vi stanziò 150 famiglie di origine mantovana a patto che ne bonificassero la zona. Agli inizi del Trecento fu concessa in feudo alla famiglia Isolani che la fortificò con una rocca più volte distrutta e ricostruita. Dopo il 1734, cessata la titolarità del feudo, seguì le vicende di Bologna. Fra il 1891 e il 1957 Minerbio ospitò una stazione della Tranvia Bologna-Malalbergo, intensamente utilizzata sia per il traffico pendolare fra la campagna e gli opifici bolognesi che per il trasporto delle barbabietole da zucchero, allora fra i principali prodotti agricoli della zona.
ROCCA ISOLANI ll complesso della Rocca Isolani, capolavoro dell’architettura bolognese, risale al 1403 quando gli Isolani, nobile famiglia investita del feudo di Minerbio da parte dei Visconti per l’aiuto fornito nella conquista di Bologna, decisero di costruire una dimora che rispondesse a esigenze essenzialmente difensive. Distrutta nel 1527 in seguito al passaggio dei Lanzichenecchi che marciavano su Roma, la Rocca fu ricostruita a metà del ‘500 come dimora signorile, abbandonando tutti i caratteri militari che caratterizzavano la prima costruzione. Testimonianza della più grande arte decorativa del XVI secolo è uno straordinario ciclo di affreschi, opera del più originale pittore del suo tempo, Amico Aspertini, che adorna tre ambienti della Rocca: la Sala di Marte, la Sala dell’Astronomia e la Sala di Ercole (i cartoni preparatori dell’opera sono oggi conservati al British Museum di Londra). All’interno dello stesso complesso e accanto alla Rocca sorge il Palazzo Nuovo, opera della metà del Cinquecento dell’architetto Bartolomeo Triachini, la cui facciata è caratterizzata dalla loggia passante, motivo ricorrente nelle ville bolognesi dell’epoca. L’ampio cortile che fa da cornice al complesso ospita l’elegantissima mole della torre Colombaia, attribuita a Jacopo Barozzi, detto il Vignola. Risalente al 1536, la sua struttura a pianta ottagonale internamente presenta una scala lignea elicoidale e un complicato sistema di cellette studiato per accogliere oltre 3000 nidi. La torre subì gravi danni in seguito al terremoto del 1591, i cui lavori di restauro sono ricordati in una lapide.
CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA Situata sulla via principale di Minerbio, emerge una delle più belle chiese del contado bolognese. La sua costruzione originale risale al 1372, e venne eretta su disposizione testamentaria del suo primo “giuspatrono” Domenico Isolani, che il 15 giugno del 1369 dispose, attraverso la dettatura del proprio testamento, che entro 4 anni dalla sua morte, il figlio Giovanni facesse edificare “in Minerbio” una chiesa, “per l’anima sua e degli ascendenti e discendenti suoi”. Il titolo della chiesa venne affidato allo stesso Giovanni, che ottenuta nel 1372 licenza di edificazione del nuovo tempio, le diede titolo di San Giovanni Battista, dal suo nome e di quello di suo figlio Battista. Solo nel 1732, con l’arrivo di Don Tommaso Morelli, investito con bolla cardinalizia del titolo di quinto Arciprete di Minerbio, dopo numerosi rifacimenti e modifiche della malridotta chiesetta trecentesca, si diede il via alla costruzione dell’odierna Chiesa Arcipretale, su esecuzione del progetto di uno dei più importanti architetti dell’epoca, già artefice del famoso Santuario di San Luca: l’architetto Carlo Francesco Dotti. Al suo interno sono conservate alcune importanti opere, tra cui un’Addolorata della scuola di Guido Reni, oggetto di particolare devozione popolare, che tradizione vuole abbia in più occasioni girato gli occhi verso i fedeli. Capolavoro di indubitabile fascino scenografico è il gruppo scultoreo della Gloria del Cristo, opera di Giuseppe Mazza, caratteristico esempio dello stile del pieno barocco bolognese. Nell’abside realizzata dal Dotti, il gruppo plastico inizialmente mancava di una consistente fonte di luce. Essa infatti proverrà dalle finestre aperte nei muri laterali della camera che nel 1813 l’architetto Angelo Venturoli, aggiunse all’abside originaria (proprio per ospitare la scultura suddetta). Attualmente la penombra del presbiterio, procurata da pesanti tende di colore marrone alle finestre, contribuisce a focalizzare l’attenzione del visitatore sulla luminosissima gloria collocata sull’ancona dell’ Altar maggiore all’interno della “camera aggiunta”, determinando così una modalità di approccio a Dio diversa da quella pensata dal Dotti e suggerendo che con la mediazione necessaria della Chiesa terrena uniformata a Cristo la tensione dell’uomo deve essere rivolta primariamente a Dio. Di fianco alla chiesa sorge la canonica, (sempre elaborata dal Dotti) la cui facciata semplice e proporzionata è rimasta inalterata, mentre il campanile (1700) fu abbattuto alla fine della seconda guerra mondiale dai tedeschi in ritirata. San Giovanni Battista, Patrono di Minerbio, si festeggia il 24 giugno.
PIEVE DI SAN GIOVANNI IN TRIARIO Sulla strada verso Budrio, di particolare interesse è la Pieve di San Giovanni in Triario. La chiesa, che risale probabilmente all’XI secolo, conserva ancora l’antichissima vasca battesimale, oltre a tele attribuite a Daniele da Volterra. Al suo interno è presente anche un’originale Museo della Religiosità Popolare. La Pieve fu scelta come location da Pupi Avati nel film “Le finestre che ridono”,facendo da sfondo al romanzo “La campana dell’arciprete” della giallista bolognese Danila Comastri Montanari. Il libro narra di una saga contadina con delitto ambientata nel 1824, ai tempi della Restaurazione pontificia, dopo la sconfitta del sogno napoleonico. Il lunedì di Pasquetta si tiene la festa campestre di San Giovanni in Triario.
MUSEO DELLA RELIGIOSITA’ POPOLARE La Pieve di San Giovanni in Triario, situata nella frazione di San Giovanni in Triario, ospita un originale Museo della Religiosità in cui sono documentate numerose testimonianze artistiche per lo più inerenti il culto religioso diffuso nella campagna bolognese. Costruita con lo scopo di recuperare una memoria popolare che altrimenti rischierebbe di andare perduta, la raccolta ricostruisce il mutare delle forme espressive e delle consuetudini pur nella perennità del messaggio cristiano. Diversi i documenti contenuti nella mostra: dai quadri alle stampe, dalle statue agli apparati in legno lavorato e dipinto, dal materiale catechistico e liturgico agli oggetti di pietà, le preghiere dialettali, consuetudini familiari e immagini sacre.
CASTELLO DI SAN MARTINO IN SOVERZANO Il castello di San Martino in Soverzano è uno degli edifici storici più significativi e al tempo stesso sorprendenti del contado bolognese, e si pone come un eccezionale compendio in cui architettura, arte e storia si fondono in una multiforme testimonianza di vita, di cultura e di civiltà. L’antico maniero, a pianta rettangolare con rivellino e doppio circuito murario, si impostò su una torre degli Ariosti, diventando un vero e proprio castello nella seconda metà del XIV secolo. Nel 1411 il ramo ferrarese della famiglia Ariosti lo cedette a Chiara Arrighi, che lo lasciò in eredità a suo marito, il cavaliere bolognese Bartolomeo Manzoli. Nel corso del XVI secolo si trasformò in un’originale villa rinascimentale, che raggiunse il massimo del suo splendore nel XVI secolo quando i proprietari, i conti Manzoli, decorarono il giardino e gli ambienti residenziali con uno dei più straordinari cicli emblematici dell’Italia del tardo Cinquecento. Il lungo portico che introduce al parco del castello fu costruito nel 1684 per ospitare l’antica fiera di San Martino, le cui origini risalgono al 1584, meta attrattiva per i visitatori nel primo weekend di ottobre. L’architettura scenografica del castello e l’eccellente stato di conservazione, dipendono da un’incessante opera di manutenzione integrata da misurati restauri: l’intervento più evidente è quello che risale al 1882 per opera di Alfonso Rubbiani, coadiuvato da Tito Azzolini per gli esterni e Achille Casanova per le decorazioni interne, che consentono di apprezzare un palinsesto singolare e ricco di stratificazioni.
CENTRALE DI STOCCAGGIO “STOGIT” A Minerbio si trova la più grande centrale di stoccaggio di gas naturale (metano) d’Europa. Qui giungono i metanodotti che importano metano dall’estero: il vecchio giacimento (che si esaurì negli anni ’70) viene oggi utilizzato come “serbatoio naturale” in cui iniettare il gas nei mesi estivi (quanto la comanda è minima) ed estrarlo in quelli invernali. Il vecchio giacimento si trova a 1300 metri di profondità, ove si trovano rocce porose nei cui interstizi ospitano il gas, al di sotto di un “tappo” di argilla impermeabile di oltre 500 metri di spessore. Da qui transita oltre un terzo di tutto il metano italiano.