Situata nella zona del Delta del Po, tra Rovigo e il mare, Adria fu la cittadina che impose il suo nome al mare Adriatico. Già nel VI secolo a. C. fungeva da porto di accesso alla Pianura Padana per Greci ed Etruschi, che qui entravano in contatto con la locale popolazione celto-veneta. Ma oggi arrivando ad Adria due sono i colori che risaltano sul paesaggio: il blu dei canali e dei rii e il verde dei campi fertili. Nel mezzo, una piccola graziosa cittadina il cui simbolo sono le bellissime e pittoresche riviere, sfondo ideale per tranquille passeggiate accompagnate dal lento fluire delle acque.
Il centro si sviluppa attorno a Piazza Garibaldi detta anche piazza "Castello", su cui si affacciano la Cattedrale vecchia, Palazzo dell'Orologio, costruita sull'antica sede comunale, e altri edifici storici. Mentre la Cattedrale nuova dedicata ai Santi Pietro e Paolo contiene una suggestiva riproduzione della grotta di Lourdes.
La storia di Adria si legge visitando i locali del Museo archeologico nazionale, che espone reperti storici - strumenti e ceramiche - dell'età del Ferro. Percorrendo i navigli, merita una visita il Teatro Comunale che da quasi un secolo regala un calendario di appuntamenti di lirica e prosa sempre interessanti. L'antica Basilica Santa Maria Assunta della Tomba, la cui costruzione risale ai primi secoli dell'era cristiana, sembra in realtà sia sorta sulle di una più remota basilica pagana.
Altri edifici stimolano l'interesse del turista per la loro particolare espressione architettonica, come Villa Mecenati, oggi sede del conservatorio, un tempo rustico facente parte in una vasta tenuta agricola e Villa Salvagnini. Chi cerca un luogo suggestivo per fare una tranquilla passeggiata i Giardini Scarpari sono una meta imperdibile.
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Raccoglie antichissimi cimeli che hanno caratterizato le varie fasi dello sviluppo civile di Adria. Il Museo nasce dalla Collezione Bocchi, la famiglia che già attorno al 1770 cominciò a raccogliere reperrti ed ad effettuare le prime ricerche nel sottosuolo cittadino. Nel 1904 fu aperto il museo civico. La costruzione dell'edificio che attualmente ospita il museo e a cui segui il passaggio di competenze dal Comune allo Stato risale al 1961. Nel museo sono conservati, tra gli altri, strumenti e ceramiche dell'età del ferro, vasi attici a figure nere e rosse, gioielleria, suppellettili, ecc.
TEATRO COMUNALE
La vita musicale e teatrale di Adria ha radici antiche. Pare, infatti, accertata la presenza di un teatro romano nella zona in cui sorge attualmente l'ospedale civile. Ma è nella seconda metà del cinquecento, per impulso di Luigi Groto, il "Cieco d'Adria", che la città si dotò di una struttura teatrale nella quale furono rappresentate alcune sue opere. A parte alcuni spettacoli che ebbero luogo nel seicento e di cui si ha incerta notizia, bisogna arrivare al 1803 perchè venisse adibita a teatro la chiesa sconsacrata di S. Stefano (cui il teatro si intitolò). I documenti e le testimonianze non fanno invece difetto per un successivo teatro che si chiamò nel volgere degli anni e nel cambio delle gestioni "teatro Fidora", "teatro della Società" e "teatro Orfeo". L'attività di questo teatro copre circa un secolo e stabilisce i termini di una tradizione adriese ancora ben viva che si sostanzia nel melodramma e nell'opera lirica. Una nuova struttura, dopo lunghi preparativi, fu inaugurata nel settembre del 1935 ed è oggi il teatro comunale (come fu chiamato in tempi recenti dopo essere stato il "Teatro del Littorio e il "Teatro del Popolo"). Il teatro comunale dopo stagioni di grande prestigio continua ad ospitare rappresentazioni liriche e di prosa sempre dignitose e che mantengono viva la tradizione adriese.
CHIESA CATTEDRALE DEI SS. APOSTOLI PIETRO E PAOLO
Fu costruita agli inizi dell'ottocento su un edificio del quattrocento, a sua volta realizzato su uno più antico. Nel 1830, durante i lavori per saggiare la solidità delle fondamenta, furono riportati alla luce i resti della cripta ed affreschi bizantini che vennero poi danneggiati dall'alluvione del 1951. La cattedrale conserva: un bassorilievo bizantino del VI secolo con incisioni in greco, un Crocefisso su tavola stile bizantino e, nella sacrestia, splendidi armadi intagliati di Jacopo Piazzetta provenienti dalla scuola della Carità di Venezia.
La primitiva basilica della Tomba, che risale ai primi secoli dell'era cristiana, sembra essere stata costruita sui resti di una più antica basilica pagana. L'attuale assetto è soprattutto il frutto di interventi effettuati nel corso del settecento (nuova facciata in posizione avanzata rispetto alla precedente) e di altri operati tra il 1930 ed 1940. Il nome "alla tomba" o "della tomba" sembra derivare per alcuni dalla vicinanza alla costruzione di una tomba di epoca romana e per altri dalla zona sopraelevata (ad tumulum), rispetto a quelle circostanti in cui, sorge la basilica. L'attuale campanile è il terzo della basilica, poiché il primo non era altro che l'antichissimo faro romano di Adria, poi adattato all'uso delle campane; il secondo quello costruito nel trecento sul troncone dello stesso faro demolito fino all'altezza di una decina di metri dal suolo; il terzo (l'attuale campanile) inaugurato il 15 novembre 1931, in stile veneziano che richiama il campanile di San Marco e che sorge per buona parte sul preesistente. Una lapide in latino sulla parete sud dello zoccolo ricorda l'origine della struttura con il seguente testo: "Quale ero una volta - torre - e guidavo il corso delle navi - sono ancora oggi - torre - ricostruita nell'anno 1931 - e con la mia guida indico agli uomini il Cielo - e con la mia voce chiamo coloro che devono recarsi al Tempio".All'interno della basilica sono custodide alcune pregevoli opere tra le quali: il battistero costituito da una vasca ottagonale di epoca romana, un Crocefisso del cinquecento oggetto di particolare devozione, affreschi e sculture.
Il palazzo è stato costruito sull'antica sede comunale. Nella parte centrale dell'edificio si erge la torretta con l'orologio. Il palazzo come la cattedrale ed altri edifici circostanti si affaccia su piazza Garibaldi, più nota come piazza "Castello". In ordine alla derivazione di quest'ultimo nome si deve tenere presente che il centro di Adria, sino a pochi decenni addietro, era racchiuso fra due rami del fiume Canalbianco che si separavano ad ovest della città per ricongiungersi immediatamente ad est. La zona racchiusa all'interno era chiamata "isola" mentre i quartieri meridionale e settentrionale sono chiamati ancor oggi della "Tomba" e di "Castello". Di un castello vero e proprio, che certamente esisteva in tempi remoti e comprendeva alcuni isolati, non restano tracce visibili. Qualche elemento in pietra o in mattoni è affiorato durante operazioni di scavo e una torre che doveva farne parte è raffigurata in una incisione del Giampiccoli. Il tema del castello e della torre è ripreso anche nello stemma del Comune.
VILLA MECENATI
L'immobile in origine era un rustico facente parte in una vasta tenuta agricola. Fu poi trasformato in villa stile impero al centro di un ampio giardino. La villa dal 1972 è sede del conservatorio statale di musica "A. Buzzolla" a seguito della donazione al Comune, per volontà testamentaria, del proprietario maestro Ferrante Mecenati.
Fiancheggiano a nord del ramo interno del canalbianco, ad ovest del ponte di Castello Riviera Roma (un tempo Riviera degli Orti) ad est Riviera Matteotti (già Riviera del Belvedere). A sud del Canalbianco ad est del ponte Sant'Andrea Riviera Roma. Nel tratto di Canalbianco compreso tra i ponti anzidetti (Castello e Sant'Andrea) nei tempi passati facevano scalo i barconi ed i bragozzi utilizzati per il trasporto di merci (in prevalenza granaglie, farina, prodotti orticoli, legname, carbone) tra Adria e le aree del Delta e la laguna veneziana. Il carico e lo scarico dei natanti era effettuato da facchini. Essi si succedevano in fila, curvi sotto pesanti sacchi, su strette passerelle in legno disposte tra le barche e le piazzole in muratura ricavate su muraglioni. Indossavano quasi tutti una camicia nera, non già per adesione ad una ideologia politica allora in voga, quanto per mimetizzare la polvere e le macchie che andavano accumulando. Erano divisi in gruppi chiamati "carovane". Ciascuna aveva un capo e non erano infrequenti furibonde baruffe tra una carovana e l'altra per accaparrarsi uno scarico o ripartirsi il provento di una giornata di duro lavoro.
I giardini Scarpari così chiamati dal nome della famiglia che ne era in origine proprietaria fanno parte, a seguito dell'acquisto, del patrimonio del Comune. I giardini fiancheggiano un immobile del 1800, camuffato nell'immediato anteguerra con decorazioni d'imitazione settecentesca all'interno ed all'esterno.