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MEDICINA

MEDICINA

Medicina (16.774 abitanti) è situata ad est del territorio bolognese, tra i confini con la provincia di  Ferrara e la Romagna, sulla strada San Vitale, l’antica Salaria che collegava Bologna con Ravenna. Terzo comune più esteso dopo Imola e Valsamoggia, il suo territorio si estende nel Nuovo Circondario Imolese,  solcato da diversi canali e torrenti (Idice, Quaderna, Gaiana, Canale di Medicina, Sillaro, Garda, Fossatone) che irrigano la vasta zona agricola. Il nome del luogo, derivante dal sostantivo latino Medicina (luogo ove si medica, ci si cura), compare già in un documento ravennate del 885, denominato Medesano, anche se l’antica leggenda fa risalire il nome di Medicina alla miracolosa guarigione dell’Imperatore Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, che cadde malato in questi luoghi, guarendo grazie ad un brodo  nel quale era caduta una serpe. Medicina gode di un tessuto sociale molto dinamico che affonda le sue radici nel secolo scorso: dalla tradizione orale del Coro delle Mondine alla storica Banda Municipale del paese, passando per l’antica fiera “Medicipolla”,  omaggio alla pianta dorata IGP e l’attesissima Rievocazione storica del Barbarossa: il borgo medicinese, Città della Scienza e tappa enogastronomica della “Strada dei Vini e Sapori Colli di Imola”, offre una panoramica completa sotto ogni punto di vista.

TORRE DELL’OROLOGIO L’elegante Torre dell’Orologio  fu innalzata in due periodi distinti: la parte inferiore fino alla cornice venne realizzata nel Cinquecento sull’angolo dell’antico Palazzo del Podestà, mentre la parte superiore venne completata all’inizio del Settecento con la costruzione di una merlatura guelfa attorno alla cella delle campane. Tale aggiunta, comportò l’ inclinazione  verso l’interno e fu necessario murare il primo arco di portico sul quale poggia. Sul lato settentrionale si possono osservare una targa in marmo con versi di Dante dedicati a Pier di Medicina (che il sommo poeta mise all’Inferno) ed una scultura di terracotta raffigurante la Madonna del Rosario, attribuita ad Angelo Piò giovane, posta nel 1730. La parte più antica della torre presenta un quadrante, realizzato nel Seicento in formelle di maiolica di Faenza, con la numerazione antica da I a XXIV ed i simboli araldici di Medicina: la croce, le chiavi e i gigli. Sul lato occidentale della Torre dell’Orologio si può ammirare un quadrante più recente, realizzato nel Settecento, con la numerazione più moderna da I a XII.

PALAZZO COMUNALE Odierna residenza municipale, l’edificio nacque nel XVI secolo come Convento dei padri Carmelitani. Ampliato  e più volte rinnovato nel tempo, divenne sede Comunale nel 1804, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi in epoca napoleonica.  Rispetto la struttura originale, si conservano il chiostro interno, lo scalone, i corridoi superiori e il refettorio, trasformato in Sala di Consiglio. All’esterno il portico, in stile neobarocco, fu aperto nel 1925, vergato in caratteri romani. In corrispondenza di ogni colonna è inciso il nome di tutte le undici frazioni del Comune di Medicina, mentre sulla parete sotto il portico si fa menzione dei nomi dei caduti di tutte le guerre e il ricordo dello storico passaggio di Garibaldi a Medicina. Il lato est del muro esterno del chiostro presenta un tratto delle residue antiche mura di cinta del castello, da cui è osservabile  il Tempietto rustico detto “Monte Carmelo”, luogo di ritiro e di meditazione, nonché  “belvedere” dei carmelitani. All’interno degli spazi comunali, tra arredi sei-settecenteschi si segnala nella Sala Consiliare  la grande tela di G.B. Gennari (1608) raffigurante, in alto, i santi patroni della Comunità e, in basso, l’imperatore Federico Barbarossa intento a dettare i privilegi accordati al Comune di Medicina nel 1155, quando  ne stabilì  i confini su pergamena.

PALAZZO DELLA COMUNITA’ Residenza dell’Amministrazione Comunale di Medicina dal sec.XVI fino ai primi anni dell’Ottocento e sede della Partecipanza di Medicina (estintasi nel 1892). Passato a privati, soltanto negli anni ’70 il palazzo è stato riacquisito dal Comune. Anticamente vi erano accentrati tutti i principali servizi comunitari: uffici, archivio, scuola pubblica e teatro. Dalla ringhiera in ferro battuto, preceduti dal suono dei Trombetti venivano fatti  gli annunci solenni o apparivano personaggi illustri in visita (l’ultimo, Papa Pio IX , nel 1857 si affacciò per salutare i medicinesi). Oggi ospita la biblioteca comunale, il museo civico e la Pinacoteca comunale “Aldo Borgonzoni”, artista e pittore medicinese, protagonista del secondo dopoguerra italiano, unanimemente riconosciuto come elemento di spicco dell’espressionismo europeo. Ha legato le sue opere pittoriche a cicli tematici come la Resistenza e il Concilio Vaticano II,  esponendo i suoi quadri nelle gallerie più prestigiose di mezza Europa (Zurigo, Londra, Praga, Zagabria). Attento alle vicende politiche e impegnato nel sociale, rimase celebre la sua opera Le Mondine, con la quale vinse il 1° premio della rassegna di Suzzara nel 1949.

CHIESA DI SAN MAMANTE La chiesa arcipretale di San Mamante sorge nel cuore del centro storico  su progetto di Giuseppe Antonio Ambrosi. Il pregevole edificio con pianta a croce latina, presenta una navata unica coperta da volta a botte, tre cappelle per lato e due più ampie sui bracci del transetto. L’antica chiesa plebana, intitolata a Santa Maria e posta fuori del castello di Medicina, nel 1406 venne riedificata all’interno della cinta muraria, assumendo forse in quell’occasione la nuova intitolazione a San Mamante Martire. Quell’edificio veniva descritto con aula rettangolare, soffitto a capriate e tavolato dipinto, presbiterio quadrato, diversi altari laterali e, presso l’ingresso sul lato sinistro, il fonte battesimale.  All’interno, sulla facciata a capanna con oculo, figurava un nartece a tre archi e varie finestre rotonde si aprivano sulle pareti laterali. All’esterno, addossato al presbiterio, si eleva il maestoso campanile (alto 55 m) a spioventi con cella superiore aperta da bifore, realizzato dall’architetto Carlo Francesco Dotti,  tra il 1755 e il 1777. Il concerto di quattro campane che il campanile sostiene è uno dei rari “doppi” settecenteschi rimasti in funzione.

COMPLESSO  DI S. MARIA DEL CARMINE La costruzione del complesso religioso fu avviata nel 1696 su disegno dell’architetto Giuseppe Antonio Torri, su commissione dai Padri Carmelitani del convento attiguo, e la chiesa fu solennemente benedetta nel 1724. La facciata, completata nella seconda metà del ‘700, è caratterizzata da un unico ordine gigante e conferisce una notevole elevazione alla struttura. La pianta è a croce latina, con un ampio tiburio a forma di ottagono. L’interno rispecchia solo parzialmente il progetto del Torri, in quanto fu realizzato seguendo le varianti di Alfonso Torreggiani. Le decorazioni interne sono opera di A. Callegari, F. Scandellari ed Angelo Piò. Inoltre, l’interno è impreziosito da dipinti settecenteschi di pittori della scuola bolognese. Sull’altare compare una tela di N. Bertuzzi, raffigurante il Beato Franco in contemplazione del Crocifisso. Nelle prime due cappelle, a destra e a sinistra, sono collocate due pale di E. Grazianti, dedicate a S. Simone Stoch e a S. Pietro Thoma, due figure di spicco del carmelo occidentale. L’imponente ancona reca l’immagine della Madonna del Carmine, la cui testa è opera di A. Querci all’inizio del 600’. Infine, splendide sono le tre tempere prospettiche realizzate da Ferdinando da Bologna nel 1754. Adibita al culto fino agli anni Venti, è attualmente sconsacrata e sede di eventi culturali. Allineata lungo il portico di Via Cavallotti, si inserisce la piccola chiesa di Santa Maria della Salute,  realizzata dal 1728 su disegno del Bibiena, in luogo dell’antico oratorio di S. Antonio abate e dell’Ospedale dei Pellegrini.

CHIESA DELL’ASSUNTA La chiesa nacque su progetto del Torreggiani (1748) per conto dell’antica ed estesa Confraternita dell’Assunta,  al posto  dell’antica e modesta chiesa Posta di fianco al convento dei Carmelitani ed oggi aperta come passaggio urbano, il cosiddetto “Voltone”. L’edificio è a pianta centrale, coronato da un armonico tiburio ottagonale con lanterna alla sommità ed ha affiancato uno svelto campanile. Il fronte della chiesa, a due ordini raccordati da larghe volute, presenta tre porte, un’ampia finestra e un timpano triangolare vivacizzato da croce e vasi fiammati. I volumi, serrati ma chiari, creano un gioco di composta dinamicità barocca. L’interno offre un largo respiro spaziale grazie alla vasta calotta semisferica della cupola poggiante su larghi piloni angolari, traforati da porte e coretti ingentiliti da stucchi del più puro “barocchetto” bolognese.  I due altari laterali sono già improntati al gusto classico: quello di sinistra, del 1784, con sculture di L. Acquisti, è opera elegante dell’architetto medicinese Fabri, mentre di gusto neoclassico è l’altare di destra, (così come l’aggiunta ottocentesca dell’abside), che ospita la nicchia del Crocifisso con angeli di M. Putti, e soprattutto le due statue dei profeti Davide (con la cetra) e Isaia (con la sega) realizzate da Bernardo Bernardi. E’ infine da segnalare l’immagine di classica drammaticità  in cartapesta del crocifisso, risalente alla seconda metà del ‘500, oggetto di grande venerazione del popolo fin dai tempi antichi, che rese all’Assunta la popolare nomea di “chiesa del Crocifisso” . Ancora oggi, l’immagine del Crocifisso è portata in solenne processione dai fedeli il Venerdì Santo.

MUSEO CIVICO Il Museo Civico documenta la storia del territorio e della comunità locale, con rilievo alla sezione archeologica comprendente reperti delle età del ferro, del bronzo, romana e alto-medioevale. Due sezioni di arte e architettura espongono opere d’arte devozionale e testimonianze dell’intenso sviluppo architettonico e artistico delle città nel Seicento e Settecento, documentato attraverso la storia delle chiese e dei palazzi, opera dei principali architetti bolognesi del periodo: Giuseppe Antonio Torri, Alfonso Torreggiani, Giuseppe Antonio Ambrosi, Ferdinando Bibiena, Carlo Francesco Dotti. Sono inoltre esposti disegni e progetti dei due maggiori architetti medicinesi, Angelo Venturoli e Francesco Saverio Fabri. Di particolare interesse le ricostruzioni di un laboratorio di liuteria e di un’antica farmacia, accanto all’antico meccanismo dell’orologio della Torre Civica e alle opere del maestro Aldo Borgonzoni, autore anche del fregio pittorico della sala superiore della Camera del lavoro.

IL PORTICONE VENTUROLI Verso la fine del Settecento il Comune incaricò l’architetto Angelo Venturoli di edificare il  Porticone a 13 archi, primo intervento di una serie di opere porticate previste per completare il tratto di strada ancora incompiuto; un piano urbanistico, iniziato su progetto dell’architetto F. S. Fabri che includeva anche il nuovo Ospedale e la Chiesa dell’Osservanza, bruscamente naufragato in sreguito all’avvento napoleonico. Nello stesso periodo il Venturoli fu inoltre l’artefice del progetto di villa Modoni, uno dei pochi esempi di villa palladiano, con corpo centrale e due barchesse laterali.

RADIOTELESCOPIO “LA CROCE DEL NORD” Nella frazione di Fiorentina, gestito dall’Istituto di Radioastronomia dell’INAF (Istituto Nazionale di Astrofisica), sede dei locali di ricerca della Cnr, è situato il più potente complesso radioastronomico italiano:  la  Croce del Nord, il più grande “strumento di transito” esistente, concepito per l’esplorazione sistematica del cielo alla ricerca delle radiosorgenti. Operante dal 1964, è formato da due bracci disposti a T (564-640 metri), orientabili in direzione nord-sud, per cui le sorgenti sono osservate quando transitano sul meridiano, per effetto della rotazione terrestre. La grande superficie dello specchio di raccolta della radiazione e la bassa frequenza di osservazione rendono la Croce del Nord uno strumento molto funzionale per lo studio delle stelle pulsar, in particolar modo delle pulsar superveloci. Accanto alla Croce del Nord si trova l’antenna parabolica VLBI, inaugurata nel 1983: completamente orientabile, può puntare e inseguire qualsiasi oggetto della volta celeste. La Stazione di Medicina partecipata al progetto SETI, Search for Extra Terrestrial Intelligence, la ricerca dell’intelligenza extraterrestre, che analizza i segnali radio provenienti dallo spazio. Il Comune di Medicina, di cui era cittadina onoraria il premio Nobel Rita Levi Montalcini, è stato onorato del titolo di Città della Scienza.

PARTECIPANZA DI VILLA FONTANA La Partecipanza  rappresenta una forma di proprietà collettiva il cui patrimonio fondiario viene ripartito, secondo regole antichissime, fra tutti gli aventi diritto, ovvero i discendenti delle famiglie che ottennero il privilegio al momento della prima costituzione. La Partecipanza Agraria di Villa Fontana è una forma di gestione della proprietà collettiva  che si costituì come comunità autonoma con certezza nel 1305.  La Partecipanza di Villa Fontana è proprietaria di un fondo, la tenuta Vallona, di circa 860 ettari, che ogni 18 anni viene suddiviso tra i cosiddetti Partecipanti Utenti: questi, oltre ad essere discendenti in linea retta maschile delle antiche famiglie partecipanti, devono avere residenza (“…casa aperta e camin fumante…“) in una delle quattro Parrocchie della “cerchia” medicinese: Villa Fontana, San Donino, Fiorentina e Sant’Antonio della Quaderna. Chi è in possesso di questi requisiti riceve, al compimento del 18° anno di età, una “quota” di terreno che può coltivare come meglio crede, nel rispetto delle regole dello Statuto dell’ente. Il venir meno nel tempo di uno solo dei requisiti implica la perdita del diritto di godimento.

OASI DEL QUADRONE Istituito nel 1985 dalla provincia di Bologna, l’Oasi di Protezione della Fauna selvatica “Il Quadrone”, si trova a nord-est di Medicina, nei pressi di Buda, situata sui terreni di proprietà della Coop. Agricola La.C.Me. All’interno della “Cassa del Quadrone”, l’Oasi  si estende per 270 ettari in una zona umida caratterizzata da una valle, un bosco igrofilo, un prato umido e una zona a boschetto, rifugio per numerose specie animali e vegetali, e nidificazione per una ricca avifauna. Dai capanni in legno si può fare pratica di birdwatching e varie tabelle illustrative descrivono l’area e le diverse specie animali e vegetali. Le peculiarità del luogo, le favorevoli condizioni ambientali e le attività agricole a basso impatto rendono l’Oasi un’area particolarmente indicata per l’educazione ambientale; dal 2003 la Coop. Agricola La.C.Me è divenuta fattoria didattica fruibile in modo permanente per visite guidate, feste e laboratori per le scolaresche  del suo centro visite.

VALLA DELLA FRACASSATA La Valle della Fracassata è  un’antica cassa di espansione per l’alimentazione delle risaie attiva fin  dalla metà  egli anni Cinquanta,  attualmente trasformata in zona di ripopolamento avifaunistico. Comprende un’azienda avifaunistica e una di produzione ittica con la presenza di una zona di laghi per la pesca sportiva ”La valle” e un ristorante. Le acque della valle della Fracassata provengono dal vicino canale di Medicina, antico flusso dei mulini e immissario dei fossati un tempo esistenti attorno alle mura del castello.

RIEVOCAZIONE STORICA “Il BARBAROSSA” UDITE! UDITE! Ne li die 14 15 e 16 settembre 2018 la Magnifica Comunità di Medicina proclama una grande festa in onore dell’Imperatore Federico I di Svevia detto IL BARBAROSSA!

Accorrete al castello, Madame e Messeri, lo popolo tutto, dame e cavalieri.

Con li abiti buoni venite a far festa e del Barbarossa narrate le gesta!

Rendete omaggio al Fulvo Imperatore,che alla nostra terra ha ridato lustro ed onore!

L’evento ricorda i fatti accaduti nel 1155, con l’arrivo dell’imperatore Federico I di Svevia, detto il Barbarossa, che liberò i territori dal dominio di Bologna. L’intera città si immergerà in un’atmosfera medioevale, grazie ai circa duemila figuranti e artisti che animeranno le piazze, le vie e gli oltre venti punti di ristoro allestiti nel centro storico. Già a partire dai primi giorni di settembre a Medicina e Frazioni si terranno incontri pubblici, eventi e feste di preparazione alla Rievocazione. La leggenda vuole che l’imperatore Barbarossa, giunto malato in questo luogo paludoso e malsano, sarebbe guarito dopo aver bevuto un brodo preparato dagli abitanti locali nella cui pentola era caduta una serpe. In seguito a questa guarigione avrebbe chiamato il paese Medicina, per poi renderlo autonomo dal dominio di Bologna, fissarne i confini e riconoscergli privilegi ed esenzioni.

 


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