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MARZABOTTO

MARZABOTTO

Adagiato lungo la riva sinistra della valle del Reno ed esteso lungo la via Porrettana, Marzabotto (6.826 abitanti) è tra i dieci comuni dell’Unione Appennino Bolognese. Le origini del nome si presume derivino dalla presenza in zona di alcuni canapifici, con annesse botti per la macerazione della canapa (merza in tal bott in bolognese). Antico insediamento etrusco, risalente al VI-V secolo a.C, conosciuto con il nome di Misa, o che dir si voglia l’etrusca Kainua, le cui prime notizie  risalgono al 1551. L’area archeologica è venuta straordinariamente alla luce dopo gli scavi del 1831, affidati dal Conte Aria all’archeologo Gozzadini. Il Comune di Marzabotto è stato decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare, per la strenua Resistenza e l’altissimo prezzo di vite umane pagate dalla popolazione durante la seconda guerra mondiale, sfociata  nella tristemente nota strage di Marzabotto. Il Parco Storico Regionale di Monte Sole,  riassume i valori di pace e custodisce la memoria e il patrimonio storico e naturalistico del territorio.

AREA ARCHEOLOGICA E MUSEO NAZIONALE ETRUSCO “POMPEO ARIA” La città etrusca di Marzabotto, denominata Misa dal nome del Pian di Misano su cui sorge (VI-V secolo a.C.), era una florida città carovaniera, posta al centro del sistema commerciale che collegava il porto di Spina, la capitale dell’Etruria Padana (Bologna) e l’Etruria Tirrenica. Il percorso di visita agli scavi attraversa i resti degli isolati della città con la salita fino all’acropoli e la chiusura nel suggestivo sepolcreto orientale. All’interno dell’area archeologica è situato il Museo intitolato alla memoria del Conte Pompeo Aria che, sulle orme del padre Giuseppe, organizzò il primo nucleo della collezione. Qui sono ospitati e conservati i reperti provenienti da oltre un secolo e mezzo di scavi nell’antica città etrusca di Kainua e nelle sue necropoli. L’esposizione si articola in quattro sale dove sono illustrate le caratteristiche generali dell’area con la mostra dei suggestivi reperti: vasi attici, bronzi, segnacoli tombali in pietra e marmo, balsamari in pasta vitrea ed alabastro; numerose statuette votive in bronzo che rappresentano i devoti in gesto di offerta e preghiera; terrecotte architettoniche provenienti dall’Acropoli e dalle case di abitazione che consentono di ricostruire l’aspetto in alzato degli edifici. Il Museo raccoglie i reperti più significativi provenienti dallo scavo della città, delle sue necropoli e dei suoi luoghi sacri, fra cui spiccano per eccezionalità la testa di Kouros in marmo greco e le statuette votive in bronzo. Il sito rappresenta un’incredibile testimonianza della civiltà etrusca per la straordinaria conservazione dell’impianto urbano della città, nella quale la regolare scansione degli spazi è segno di una meticolosa pianificazione. Nell’area del tempio dedicato al dio Tinia, (divinità corrispondente nel mondo etrusco al greco Zeus) un frammento di vaso recante il nome della città graffito sul fondo, l‘etrusca Kainua, attestano la rilevanza di questa città-stato con oltre 4000 abitanti, la cui prosperità fu interrotta solo dall’invasione celtica. Al di fuori degli ingressi nord ed est (l’unica aperta al pubblico) della città si ammirano i resti delle due necropoli con tombe in travertino.

PARCO STORICO REGIONALE DI MONTE SOLE Il Parco Regionale Storico di Monte Sole copre un’area di circa 6.300 ettari estesa sul territorio dei Comuni di Marzabotto, e parte dei territori di Monzuno e Grizzana Morandi. Il Monte Sole, sul quale si estende il Parco, fa parte di una piccola dorsale che si eleva nella provincia bolognese compresa tra il fiume Reno e il torrente Setta arrivando ad un’altitudine di 826 metri sul livello del mare. Il Parco è tristemente passato alla storia per i tragici fatti accaduti tra il 29 settembre  e il 5 ottobre1944 nel territorio del Marzabotto. In queste vallate, proprio sul Monte Sole, venne perpetrato l’eccidio pianificato con ferocia dalla forze nazifasciste, con il massacro della popolazione civile, 1830 esseri umani, in gran parte donne, vecchi e bambini, accusati di sostenere la Brigata Partigiana Stella Rossa, scrivendo una delle pagine più tragiche della Guerra di Liberazione e della storia nazionale italiana. Una legge regionale ha inteso consegnare questi luoghi alla memoria con la nascita del Parco Storico di Monte Sole, esempio unico in Italia, a testimonianza del tragico passato per le generazioni presenti e future. All’interno del Parco Storico si incontra “Il memoriale”, che tocca i luoghi simbolo dell’eccidio, partendo dal Centro Visite Il Poggiolo fino alla vetta di Monte Sole, ai piedi del quale sorge la stele in memoria dei Partigiani caduti. All’interno del Parco trova sede la Fondazione Scuola di Pace di Monte Sole e un percorso articolato in quattro itinerari : il Montovolo,  sui passi dei pellegrini che sin dal Medioevo passarono in questi monti, l’Etrusco, facendo un salto nell’anima più antica; il Naturalistico consente di osservare l’alta biodiversità, mentre il percorso  Morandiano è dedicato ai luoghi che ispirarono il pittore Giorgio Morandi. In questo scenario naturale si rileva 1/3 della diversità floristica dell’Emilia-Romagna:infatti sono state catalogate ben 936 specie flogistiche sulle circa 2700 specie regionali. Dal punto di vista faunistico il Parco è popolato da branchi di cervi e caprioli, daini e cinghiali, oltre a 65 specie di uccelli  nidificanti. Inoltre  nel Reno, nel Setta e nelle numerose pozze, scorazzano numerosi anfibi, tra i quali la rana verde e la raganella, i serpenti, la vipera comune e le lucertole. 

PIEVE S. LORENZO DI PANICO Tra i migliori edifici sacri in stile romanico dell’Appennino Bolognese, la Pieve di Panico fu fondata dai maestri comacini nel 1145, anche se alcuni documenti scritti risalenti al 1030, attestano già la presenza di un luogo di culto. La Pieve sorge accanto allo sperone roccioso, che domina la Valle del Reno, dove un tempo sorgeva il castello della potente famiglia ghibellina dei Conti di Panico che  a cavallo tra il Duecento e il Trecento opposero fiera resistenza all’espansione guelfa del Comune di Bologna verso la montagna. Dedicata a San Lorenzo Martire, la Pieve presenta l’abside, ottimamente conservata  nelle sue forme originali, con preziose strutture architettoniche, ornate da bellissime decorazioni esterne floreali, tipicamente la rosa, stemma dei Panico. L’interno, a tre navate, presenta un colonnato monumentale con alcuni capitelli simili ai corinzi, altri hanno motivi astratti o zoomorfi. Presenti diverse tele, provenienti da chiese del territorio, tra cui una pala d’altare dedicata a San Lorenzo  e un Crocefisso ligneo del ‘700. Al 1208 risale la testimonianza di un chiostro e al 1248 la costruzione del dormitorio dei canonici. Nel 1289,  nei pressi della chiesa fu realizzato un ospedale e un ponte sul Reno, custodito da un “portiere”, che la collegava col Castello dei potenti feudatari Conti di Panico che pare fossero i principali “finanziatori” della chiesa. Il castello fu distrutto nel 1306 durante le guerre tra i Guelfi e Ghibellini.

PARCO DI VILLA ARIA Villa Aria  e il suo parco di 10 ettari nacquero nel Seicento ad opera della famiglia Barbazzi, nei pressi della zona archeologica etrusca, dove si sviluppava l’antica Misa . Un secolo più tardi divenne il centro di un piccolo borgo proto-industriale, cuore di un vasto possedimento fondiario. Nel 1831, il proprietario di allora, il Conte Aria, iniziò i primi scavi archeologici di ritrovamenti etruschi. Il romantico parco all’inglese è caratterizzato da dolci ondulazioni del terreno, lago artificiale con isolotto panomarino, grotte e gruppi informali di piante. Un percorso sinuoso tra lecci, cipressi, carpini e tigli conduce all’Acropoli etrusca, situata a sud, dove gli architetti paesaggisti ingaggiati dagli Aria, già nel 1861, seppero ricreare  un idoneo scenario mediterraneo. La Villa non è aperta al pubblico, ma si possono visitare le Cantine dove viene prodotto il vino DOC dei Colli Bolognesi: Pignoletto bianco, Chardonnay bianco, Cabernet Sauvignon rosso, acquistabili in loco.

MONTASICO E DINTORNI La località presenta alcuni edifici di rilievo, fra i quali i resti di un castello, unico rimasto delle numerose fortezze che difendevano la contea dei Panico, che divenne sede dei Conti di Montasico, mentre nel 1475 venne interamente ristrutturato dal Conte Silvestro de Boatieri.  Un piccolo oratorio dedicato ai Santi Pietro e Andrea, fu trasformato in una dimora signorile fortificata rinascimentale dallo stesso  conte. L’edificio, del quale si hanno notizie fin dal 1116, è ridotto oggi ad un solo piano, con corte centrale ed imponente ingresso sovrastato da bertesca. A fianco del portale si trova un frammento di architrave che reca lo stemma dei Volta. Nella zona di Montasico si trovano diverse case-torri fra queste Ca’ Barbetti di origine trecentesca con sovrastrutture risalenti al 1400; il Monzale edificio che probabilmente faceva parte del sistema difensivo facente capo al castello di Montasico, con finestre in cotto del XV secolo. Da non perdere la visita all’Oratorio della Croce, dedicato a Sant’Antonio Abate e Santa Liberata, ricostruito attorno al Settecento sui resti di un edificio preesistente. Nel borgo di Medelana merita una visita l’antico nucleo del Casamento, originario del ‘400; dello stesso periodo è  e il borgo della Costa, caratterizzato da alcune finestre con mensole concave  ed una torre del Cinquecento. 

LUMINASIO E DINTORNI Luminasio è un piccolo borgo che dista pochi chilometri da Marzabotto, con la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta, nota fin dal 1378 come Santa Maria delle Banzole. Nei pressi di Luminasio si trovano diversi nuclei di particolare pregio architettonico, fra questi il nucleo medioevale di Rio, uno fra i più interessanti esempi di edilizia fortificata della montagna. Conserva una torre cinquecentesca pressoché intatta con porta d’ingresso al primo piano, che reca incisa la data di costruzione ed una croce scolpita in rilievo. Il nucleo di Ca’ Zanetti, risalente al XV secolo, di eccezionale valore artistico con diversi architravi scolpiti. In uno di questi è ricordato il committente e l’anno di costruzione dell’edificio: “Agustino fe fare del 1512”. Il borgo di Malfolle, dopo Pian di Venola, conserva edifici medievali di pregio, come la Torre delle Lame del XV secolo e l’oratorio di San Niccolo’ di Bezzano, oggi sede di un centro culturale polivalente.Il piccolo nucleo di Frascarolo, con edifici del XV secolo, sono ancora in parte ben  conservati, caratterizzati da una finestra tamponata sulla quale sono scolpite a bassorilievo una stella a sei punte, un quarto di luna ed una mano con l’indice ed il pollice aperti. Infine l’edificio rurale di Ca’ Amadesi dove troviamo un’architrave decorata con rosa comacina e data 1501 e una finestra scolpita con il nome del committente “Amadesio di Amadesi F.F.”.


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