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CASTEL BOLOGNESE

CASTEL BOLOGNESE
Castel Bolognese, rilevante centro agricolo e industriale di oltre 9500 abitanti, deve lo sviluppo alla sua posizione strategica, lungo la via Emilia, a metà strada fra Imola e Faenza.

E' centro di diramazione per Palazzuolo Sul Senio, attraverso Riolo Terme e Casola Valsenio, verso l'appennino Tosco-Emiliano e per i centri di Solarolo, Lugo di Romagna, Bagnacavallo e Ravenna verso il mare Adriatico.

Storia.. Fondato dal Senato di Bologna sul finire del 1300, come avamposto in difesa dei loro territori, fu assoggettato a questa città fino alla fine del 1700. Papa Pio VI nel 1794 ne decretò il distacco da Bologna a Ravenna; in seguito, per l'intervento di Napoleone Bonaparte, ritornò per un breve periodo a Bologna e solo nel 1814 rimase definitivamente alla Legazione di Ravenna. L'originale cinta muraria fu in parte distrutta nel 1501 dal conquistatore Cesare Borgia detto il Valentino e subito ricostruita. Un susseguirsi di distruzioni provocate dall'uomo hanno radicalmente modificato il paese. Delle vestigia del passato poco o nulla è rimasto tranne qualche tratto di cinta muraria, tre torrioni d'angolo, due restaurati e l'altro in attesa, vaghe tracce dell'antica rocca recentemente rimaneggiata.

 ...ed Arte Sulla via Emilia lato Imola fa bella vista la cinquecentesca chiesa di S. Sebastiano nel cui interno esistono ancora eseguiti nel 1539 da Giambattista Bernardi nipote del noto incisore di pietre dure Giovanni da Castel Bolognese, sopra l'altare resti di un affresco attribuito a Girolamo da Treviso il Giovane (1494-1544) e pregevoli opere in ferro battuto (candelabri, lampadario e recinzione) dell'artista faentino Luigi Matteucci. La parrocchiale di S. Petronio, risalente al 1400, fu quasi interamente rifatta dall'architetto imolese Cosimo Morelli (1732-1812); all'interno si possono ammirare diverse opere in terracotta di Alfonso Lombardi (1487-1537) e una statua di S. Petronio, regalo dei bolognesi a papa Pio IX, che la donò a sua volta a Castel Bolognese  In una raccolta d'Arte Sacra recentemente realizzata in locali adiacenti alla chiesa si possono ammirare, fra l'altro, una tela di Felice Giani (1758-1823) raffigurante S. Petronio, protettore del paese, una bella croce astile in argento sbalzato e rame dorato della bottega dei Bernardi ed un S. Francesco dipinto su metallo dall'artista castellano Giovanni Piancastelli. La chiesa di S. Francesco, di forma ottagonale e costruita su progetto dell'architetto romano Francesco Fontana (1668-1708), subì il crollo della cupola, ricostruita negli anni 1861/1866 dall'architetto ticinese Costantino Galli. Nell'interno è degno di attenzione l'altare dei Santi o delle Reliquie (circa seicento) custodite in un grande armadio artistico (sec.XVIII) opera di Cesare Fabri artigiano di Lugo di Romagna, provenienti da Roma e donate alla chiesa da padre Giovanni Damasceno Bragaldi (1664-1716).

Una terza chiesa, Santa Maria della Misericordia, ora sconsacrata, fu progettata dall'architetto Cosimo Morelli con la collaborazione dell'architetto bolognese Ottavio Toselli (1695-1777) per alcuni lavori interni

Nel 1863 il vecchio convento dei Minori Francescani ora sede del Municipio subì una radicale trasformazione su progetto dell'architetto Giuseppe Mengoni (1829-1877); all'interno si possono ammirare alcune tele antiche ed un'interessante raccolta di materiale per liuteria appartenuta a Nicola Utili (1888-1962), noto come mastro Nicola da Castel Bolognese.

Il Monumento Nazionale ai Caduti per la Bonifica dei Campi Minati (BCM) è stato realizzato per onorare la memoria degli Operai Rastrellatori di mine, caduti nella bonifica dei campi minati lasciati dalle truppe belligeranti, su tutto il territorio nazionale, al termine dell’ultimo conflitto mondiale.

La scelta di edificare il Monumento a Castel Bolognese ha un preciso significato: il Paese situato tra i fiumi Senio e Santerno, si trovò al centro della “linea Gotica” dove subì per sei mesi l’offesa bellica diretta, con il maggior concentramento di zone minate.

L’opera è stata realizzata per volontà dei superstiti bonificatori e dei Comuni della Vallata del Senio. La progettazione dell’opera è stata affidata all’Architetto Erminio Maria Ferrucci, unico progettista della composizione architettonica decostruttivista (la prima in Italia). Lo scultore castellano Angelo Biancini ha realizzato l’opera d’arte rappresentante l’albero in bronzo.

All’inaugurazione dell’opera avvenuta il 15 aprile 1984, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini inviò il seguente messaggio: “Il Monumento che in loro onore viene oggi inaugurato a Castel Bolognese varrà a consacrare per sempre, tra le generazioni a venire, la memoria di una epica impresa senza la quale le pagine della nostra ricostruzione e del progresso del nostro Paese non sarebbero mai state scritte.”

Infine è interessante visitare in località Casalecchio a circa 2 Km. dal paese, il vecchio Mulino di Scodellino risalente al XV sec., che ha subito restauri solo nella struttura muraria, ma conserva al suo interno quasi intatta la vecchia attrezzatura.

 Il Museo Civico L' istituzione del Museo Civico in V.le Umberto I° permette di apprezzare, oltre al materiale archeologico rinvenuto nel territorio comunale, la Pinacoteca dove sono presenti opere di molti artisti castellani deceduti; una sala è dedicata al pittore Giovanni Piancastelli (1845-1926) ed una all'incisore e smaltista Giuseppe Guidi (1881-1931); sono, fra l'altro, presenti opere dello scultore Angelo Biancini (1911-1988), del pittore Fausto Ferlini (1917-1992) ed alcune placchette e medaglie dell'incisore Giovanni Bernardi (1494-1553).

Il Museo Civico vive un rapporto molto stretto con la città e il territorio che lo ospita, illustrando le sue origini, i suoi artisti, la storia della sua gente, proponendosi come contenitore moderno e dinamico della "memoria" della comunità.

Anche chi vive in questo ambiente a volte non riesce a percepire ciò che lo circonda, ed è allora che il museo può venire in aiuto: oggi il suo compito non è più quello di esecutore di una conservazione fine a se stessa ma di essere strumento di trasmissione e riqualificazione culturale, cercando di assolvere alla richiesta sempre più assidua di utilizzazione didattica e formativa del suo patrimonio, finalizzato a documentare e a qualificare le testimonianze di un passato nel quale la società ricerca la propria identità.


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